Il momento in cui Pellissier deposita in rete la palla dell’uno a uno, a tantissimi tifosi dell’Inter sarà sembrato un deja-vu. Tante, troppe partite in questa stagione hanno avuto lo stesso copione della gara contro il Chievo: una buona prestazione dell’Inter, un vantaggio meritato, un’infinità di occasioni sciupate per sigillare il risultato poi il calo, inevitabile. La sofferenza. E, infine, la beffa. Pellissier colpisce un nervo scoperto dell’anatomia nerazzurra, quella che ancora non ha ancora digerito l’assurda partita contro il PSV, o i punti dissipati nelle ultime partite di campionato. Frutto di scelte sbagliate, in alcuni casi. Ma che si devono imputare anche a una tenuta mentale di un gruppo che si scioglie sul più bello, nonostante sia capace di acuti intriganti. Ma non basta.

È una magra consolazione l’essere ancora terzi in classifica, a più sei dal quinto posto del Milan che non vince dal 2 dicembre. Troppo, troppo poco. Anche perché il calendario aveva dato una mano virtuale a Spalletti, regalandogli gare alla portata di una squadra ancora alla ricerca di sé stessa. E di un centrocampista di classe mondiale, in grado di saper interpretare i momenti della partita. Un grande se, da rimandare a giugno 2019. Per ora, l’Inter è questa e arranca, si dimena, prova in tutti i modi a uscire dallo stallo di dicembre, un mese maledetto. 

LA CATENA DI DESTRA - Una delle note positive delle ultime uscite è stata la fascia destra, dove nel 4-3-3 disegnato da Spalletti si trovano a collaborare Joao Mario, Vrsaljko e Politano. Se nei primi minuti il portoghese ha avuto difficoltà nel trovare la posizione, ma quando ha trovato le misure giuste tra le linee del Chievo e ha cominciato a disegnare triangoli di gioco con i due esterni. L’azione si sviluppa spesso dai loro piedi, per poi concedersi a uno sfogo centrale o a un rapido cambio di campo, lì dove Perisic vive una partita nella partita. Perché il 44 nerazzurro gioca fino al gol del vantaggio una gara insipida, in cui ricalca le prestazioni dell’ultimo periodo. Dopo il gol si sblocca e ritrova fiducia, puntando l’avversario e proponendosi davanti. L’azione del potenziale 2-0 è sui piedi suoi e di Icardi, ma Sorrentino si supera. E l’inter si spegne.

MENTALITA’ - L’Inter è una squadra che vive di tensione nervosa, emotiva fino all’inverosimile. Finché la squadra regge a livello mentale lo sforzo richiesto da Spalletti, Icardi e compagni sono ordinati nell’attaccare e nel difendere e rischiando di chiudere il primo tempo avanti di più di un gol. Nella ripresa si susseguono diversi momenti della partita che portano ad una gestione complicata: dal quarantaseiesimo, l’Inter attacca ferocemente alla ricerca del secondo gol, ma non riesce a segnare. Poi il Chievo inizia a macinare gioco e i nerazzurri rinculano, fino a che la partita gli sfugge di mano: Skriniar battibecca contro Meggiorini e la difesa si sfilaccia. Nainggolan, stremato, viene sostituito da Vecino che entra in campo male e contribuisce alle sbandate della squadra, incapace di effettuare tre passaggi verso la porta di Sorrentino.

IL TENTATIVO - Con la speranza di rimettere ordine all’interno del campo, Spalletti vara un 3-5-2 d’emergenza con Perisic largo e Lautaro seconda punta al posto di Politano. E se la difesa sembra poter reggere l’urto delle timide offensive del Chievo, in attacco non si sbroglia la matassa: nemmeno l’ingresso di Borja Valero riesce ad aggiungere lucidità a una squadra incapace di controllare il vantaggio contro l’ultima della classe che aveva evidentemente finito le cartucce. Dal nulla, un pallone spiovente trova Pellissier libero e la linea a tre in controtempo. Il quarantenne clivense brucia Skriniar e D’Ambrosio, mentre Handanovic esce in ritardo: il pallonetto morbido disegna una traiettoria che trascina l’Inter nella bufera, in un tumulto di voci e brutti pensieri che dovranno essere scacciati già mercoledì sera, quando il Napoli verrà a San Siro. Ma il Natale in casa nerazzurra non sarà dei più sereni. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 23 dicembre 2018 alle 08:15
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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