Ritorno di San Valentino, quello di Antonio Conte a San Siro. Lui che, nella gara d’andata con il suo Tottenham contro il Milan, torna al Meazza per la prima volta dopo quel lontano 23 maggio 2021. “Era un giorno di festa. E che festa” si legge su Sportweek che si fa carico della narrazione del come-back del comandandate lì dove per l’ultima volta ha sfoggiato il vero sorriso contiano: quello che i Trofei gli strappano. “Giornata finale di campionato: Inter-Udinese finì 5-1m segnarono tutti, ma lo scudetto era già stato vinto a 4 giornate dal termine, dopo un torneo dominato” ricorda l’inserto della Gazza. “La sua squadra era un vero rullo compressore, feroce, potente, aggressiva, bella, senza punti deboli. La pazza Inter del passato in due anni era stata trasformata in concreta, organizzata, maniacalmente attenta ai più piccoli particolari, proprio come il suo allenatore”.
La festa prima dei saluti, arrivati qualche giorno dopo. Ma quel giorno “Antonio festeggiò, in campo con i suoi giocatori, fece le foto di rito con dirigenti e presidente, saltò con i tifosi… Si godeva, in quel tiepido pomeriggio, l’ultima gloriosa fatica. Stanco, perché il lavoro svolto era stato enorme, felice per il risultato finale, ma amareggiato perché già sapeva lui e sapevano Zhang, Marotta e Ausilio che l’avventura nerazzurra sarebbe terminata lì”. Cambiamenti, ridimensionamenti e necessità di cessione di alcuni giocatori, lo avevano fatto sentire tradito e non più in linea con le vedute societarie. "Troppe incognite e, secondo Antonio “troppi piani disattesi per credere ancora in quel processo di crescita che gli fu presentato per convincerlo ad accettare l'Inter e che avrebbe dovuto portare la società a competere con i top club europei".
Sentimenti che, coadiuvati all’indole da vincente che necessita costantemente di alzare l’asticella delle sfide, hanno portato alla separazione. "Col senno di poi, avesse accettato qualche fastidioso compromesso, oggi l'Inter avrebbe probabilmente uno scudetto in più e starebbe lottando per il terzo di fila - si legge -. Ma inutile ora guardarsi indietro, riavvolgere il nastro per capire se poi la scelta sia stata giusta o meno. Chi conosce Antonio sa che non c'era un bivio, la strada era a senso unico. Non c'erano più le basi e la fiducia per proseguire".
Inutile guardarsi indietro, per lui ma anche per l’Inter: "Conte ha portato e lasciato una cultura del lavoro, una rabbia agonistica, una cura di ogni aspetto gestionale che mancavano da tempo" e i i risultati si sono visti e si vedono tuttora. La squadra di Inzaghi porta ancora dentro di se infatti uno stampo contiano difficile da nascondere, ma un anno e nove mesi dopo quel trionfo a Milano, riaccogliamo Conte a Milano, ma in visita al Milan da manager del Tottenham, lì "dove ha realizzato un altro miracolo, prendendo un corsa nel novembre 2021 una squadra sfibrata, sfiatata, insicura che galleggiava a metà classifica e l’ha portata al quarto posto”, raggiunto sorprendentemente lo scorso anno, e ancora possibile quest’anno.
"Neanche a dirlo, il doppio confronto col Milan è un momento cruciale della stagione e attesissimo nell'ambiente inglese” ma anche italiano, sebbene su sponda Milan il timore di questo confronto sia leggermente superiore di quanto sia a Londra. “In un doppio confronto può accadere di tutto, conosce troppo bene il nostro calcio - Conte, ndr - i nostri giocatori, le nostre squadre”, quella di Pioli particolarmente. A Milano nei derby, il leccese ha affrontato Pioli quattro volte tra campionato e Coppa Italia vincendo in tre occasioni, con 10 gol fatti e 5 subiti” numeri che non lo lasciano tranquillo, questa sensazione a lui sconosciuta, ma lo pongono in un vantaggio rispetto agli ex cugini. Eppure il regalo che i tifosi e il club di Levy vorrebbe ricevere è un altro e c’entra poco con il Milan e la città di Milano stesso: “il rinnovo del contratto in scadenza a giugno”. Ma anche in questo caso è tutto da vedere, nulla è escluso: “restare a Londra, cambiare club, prendersi una pausa. Alla finestra ci sono tante società europee, e le maggiori italiane che pensano a un suo ritorno. Per ricreare un ciclo vincente non esiste allenatore migliore".
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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