Alla fine il risultato è positivo, 1-1, agguantato giusto nel finale da Palacio e figlio del carattere, della volontà di non subire una sconfitta. Questo, forse, è l’unico aspetto positivo del pomeriggio interista a Glasgow. Quella scesa in campo al Celtic Park per celebrare i 125 anni del club scozzese è infatti un’Inter scarica, ancora giù fisicamente e con una sbiadita identità tattica. Nulla di strano, a una ventina di giorni dall’inizio della preparazione è più che naturale. Campanello d’allarme, invece, se si considera che la prossima settimana si gioca l’andata dei preliminari di Europa League nel catino infuocato del Poljud. In questo momento la squadra nerazzurra non è proprio un inno alla sicurezza, c’è ancora tanto da lavorare ma il calendario degli impegni ufficiali non aiuta a pensare positivo.

C’E’ DA PREOCCUPARSI - A cinque giorni dalla trasferta di Spalato le perplessità abbondano: il fiato cresce allenamento dopo allenamento, così come l’organizzazione tattica, ma ad oggi la squadra è appena al 60% delle sue possibilità e spicca soltanto per qualche individualità evidentemente più in forma rispetto alla media del gruppo. Il Celtic, a una settimana dall’inizio del campionato, è decisamente più prestante fisicamente e arriva prima sul pallone, inevitabile che sia così. Ma l’Hajduk non sarà certamente da meno, visto che ha iniziato la preparazione prima dell’Inter e ha già disputato due match ufficiali contro lo Skonto Riga. E con i croati ci si gioca più di un’amichevole in terra scozzese.

LENTI A RIPARTIRE - Ritmi piuttosto blandi, con la squadra che fatica a salire rapidamente ed entra nella trequarti avversaria solo dopo una lunga e ragionata manovra. Merito dell’aggressività del Celtic, ma anche di una condizione che ancora non consente ripartenze rapide. I vari Milito, Coutinho e Jonathan pur ricevendo palla devono attendere il supporto dei compagni dalle retrovie, anche perché Sneijder tende a cercare il pallone verso la metà campo. Inevitabile, così, che si tenda a perdere qualche pallone di troppo e a lasciare il pallino nei piedi dei padroni di casa, che non si lasciano pregare. Complessivamente tanti, troppi errori hanno caratterizzato la trasferta nerazzurra al Celtic Park.

TRE CENTRALI IN DUE POSTI - Out Samuel, Stramaccioni ha dato fiducia alla coppia Ranocchia-Chivu, senza tuttavia rinunciare a Silvestre. L’argentino, complice anche l’assenza di molti terzini (Maicon non convocato, Jonathan impiegato da ala, Nagatomo e Mbaye in panchina), si è dovuto adattare ancora al ruolo e lo ha fatto con impegno, senza però particolari spunti degni di nota. Nonostante ciò, in attesa di novità dal mercato, potremmo rivedere l’ex Palermo e Catania sulla fascia, soluzione che permette di risolvere, temporaneamente, l’abbondanza di centrali potenzialmente titolari in rosa. Centrali che, nello specifico, hanno mostrato un buon affiatamento e dato sicurezza a un reparto vittima soprattutto dei buchi a centrocampo.

MEDIANA SOTTO LA MEDIA - Proprio in mediana l’Inter ha sofferto non poco. Troppi gli spazi concessi ai biancoverdi, con la coppia Guarin-Cambiasso insufficiente a coprire tutta quella significativa porzione di campo. Il 4-2-3-1 scelto da Stramaccioni è un modulo che richiede grande abnegazione da parte delle ali e soprattutto una condizione fisica ottimale dei mediani. A Glasgow nessuna delle due condizioni si è vista, con evidenti lacune soprattutto in fase di ripiegamento. È presto per dare giudizi, il vero problema è la vicinanza del preliminare di Europa League da cui dipende molto del futuro europeo dell’Inter. Affidarsi troppo a un modulo che al momento non offre sicurezza potrebbe essere rischioso e il solo fatto di avere a disposizione Sneijder non va interpretato come un obbligo di puntare su questo schema.

PRENDERE APPUNTI - Non è una coincidenza, dunque, se dopo un preoccupante primo tempo Stramaccioni cambi uomini e modulo, passando a un più solido 4-3-1-2 con Palacio che va a fare la seconda punta (svariando su tutto il fronte offensivo) e Livaja che, subentrando a Sneijder, ha un impatto positivo. L’ingresso di Mudingayi serve a proteggere il centrocampo (si soffre meno dietro) e ne trae giovamento soprattutto Guarin, più libero di alzare la testa e meno assillato da compiti di copertura, tra l’altro mal eseguiti. La manovra non gode particolarmente, ma tatticamente la squadra è messa meglio e copre con puntualità il campo. In attacco, inoltre, l’Inter sembra più incisiva e in grado di minacciare la porta di Forster fino allo scadere, quanto basta per tenere in seria considerazione questa soluzione in vista di Spalato. Strama, senza dubbio, avrà preso appunti…

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 28 luglio 2012 alle 21:03
Autore: Fabio Costantino
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