Ci risiamo. È ancora derby d'Italia. Un doppio appuntamento annuale (quantomeno in campionato) al quale le protagoniste in questione non possono e, a dirla tutta, non vogliono sottrarsi. Che sia a settembre, aprile o maggio, alle prime battute stagionali o alle ultime del campionato, poco cambia: il derby d'Italia è il derby d'Italia. E non c'è classifica, periodo dell'anno o discrepanze di valori che tengano, la partita in questione si gioca con un unico obiettivo: non far vincere quelli lì. Gli altri. Gli stessi che vivono sull'esatto binario parallelo a 'noi', con il quale l'ipotesi d'incontro è matematicamente impossibile. Assiomi filosofici veri e propri che fanno di quella filosofia un vero e proprio principio di vita che rende inconciliabile il mondo torinese con quello milanese rendendo una realtà totalmente distopica agli occhi dell'altra. Una divergenza tanto ampia che pone i due mondi su un piano di discordanza direttamente proporzionale all'interdipendenza l'uno con l'altro ed ecco che se è vero che ciò che è Juve non può essere Inter e viceversa, che senso avrebbe l'una senza l'altra? 

Senza ombra di dubbio nessuna delle due, in assenza dell'altra, faticherebbe ad esistere come la storia insegna: ha continuato ad esistere l'Inter senza la Juve in quel famoso 2006/07 e altrettanto ha fatto la Juve senza l'Inter in quell'infausto anno relegato negli inferi della Serie B. Una sopravvivenza piuttosto florida e totalmente noncurante dell'assenza dell'altra. Indifferenza però probabilmente dettata dalla comoda consapevolezza di quella separazione esistenza l'una dell'altra: lontani sì ma solo dagli occhi. Consapevolezza che nel caso in cui fosse venuta meno si sarebbe probabilmente tramutata in noia. Indicibile noia. Ed eccoci qui, all'alba di un nuovo scontro tra pesi massimi, tra 'noi' e 'gli altri', con la beatitudine di chi ha la più totale certezza di non voler mai essere 'loro', pur augurando loro lunga, ma lunga vita. Lunga vita al te che non è me, al voi che non siete noi. Al loro che attesta il noi. 

E in questo valzer di pronomi, torna in mente ancora una volta Marracash, quando a proposito dell'album 'Noi, loro, gli altri' spiega come nella società di oggi "si rivendica il diritto all'identità e allo stesso tempo si perde la visione d’insieme". Un concetto facilmente oggi applicabile all'uno contro uno in questione che dà una mano a parafrasare il motivo per il quale sia Inter che Juventus, sempre fortemente animate nei dibattiti in cui rivendicano la propria identità, rinforzata dalla totale contrapposizione all'altra, sin troppe volte dimenticano l'imprescindibile visione d'insieme che le rende tanto uniche e diverse. E allora avrà ragione Marra, e ne faccia tesoro l'Inter di ciò: "Potessi scegliere, scelgo centomila volte noi. Ma è un attimo che ti ritrovi in mezzo a loro. O che finisci male. Come tutti gli altri".

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Sezione: Editoriale / Data: Dom 26 novembre 2023 alle 00:00
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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