A Riad era una finale. Contro il Milan. Derby. Tre a zero e Supercoppa in bacheca, la seconda consecutiva dopo quella vinta in finale la scorsa stagione contro la Juventus. Derby d'Italia. Mercoledì all'Olimpico di Roma la Beneamata giocherà la finale di Coppa Italia contro la Fiorentina, dopo quella vinta la scorsa stagione ancora contro la Juventus. Derby d'Italia. Il 10 giugno a Istanbul l'Inter disputerà la finale di Champions League contro il Manchester City di Guardiola dopo aver eliminato il Milan in semifinale. Due derby vinti senza se e senza ma. L'Inter e le finali, il feeling è cresciuto a dismisura da quando al timone della squadra nerazzurra c'è il signor Simone Inzaghi, quarantasettenne ragazzo di Piacenza, ex centravanti di buon livello, che ha trascorso ventidue anni della sua vita sposato con la Lazio, prima calpestando il prato verde, per poi iniziare il percorso da allenatore in panchina, occupata quasi casualmente per il rifiuto all'ultimo momento di approdare nel 2016 a Roma da parte del “El Loco”, alias Marcelo Bielsa.

E forse fu proprio quella la svolta per la Lazio che con Inzaghi fu l'unica società a vincere qualcosa negli anni di dittatura juventina e per lo stesso mister che è riuscito a bruciare le tappe per iniziare una carriera che sta diventando veramente importante. Simone Inzaghi è l'uomo delle finali, dunque. I detrattori storcevano il naso minimizzando quelle ottenute e, vinte, in campo nazionale. Ora cambia lo scenario, perché il sognore in questione ha portato l'Inter alla finale più bella dopo tredici lunghi anni. Un percorso in Champions straordinario, passato per quella che sembrava una qualificazione impossibile ai gironi dove i nerazzurri hanno dovuto affrontare squadre del calibro di Bayern Monaco e Barcellona. Ma fuori dalla corsa è finito proprio il Barça, da poco trionfatore nella Liga spagnola. Un percorso straordinario compiuto tra mille difficoltà legate agli infortuni per gran parte della stagione di pezzi da novanta come Marcelo Brozovic e Romelu Lukaku, la cui importanza si sta vedendo proprio ora, quando il gioco si è fatto duro e i duri hanno cominciato a giocare. Undici sconfitte in campionato pesano come un macigno, è vero.

Dopo il beffardo pareggio di Salerno o la clamorosa sconfitta interna con il Monza, sembrava veramente svanito l'obiettivo minimo di entrare fra le prime quattro. Inzaghi-out, alimentata anche da qualche fuoco amico, era la parola d'ordine per porre fine alla sofferenza. Ma il signore di Piacenza, pur fregandosene altamente dei giudizi dei leoni da tastiera, ha iniziato a rispondere a tono in sede di conferenza stampa, ha inquadrato la situazione ed è finalmente entrato in totale empatia con la squadra. Giocando ogni tre giorni, abbiamo assistito ad un turn-over scientifico e ragionato che ha mantenuto la squadra competitiva, non ha scontentato nessuno e tenuti tutti, ma tutti, sul pezzo. L'Inter ha iniziato a segnare, vincere, riprendendosi un posto che vale la Champions e poi è arrivata alla finale di Champions, mandando a casa i dirimpettai cittadini. Goduria immensa. Solo un grande allenatore poteva ottenere questo e Simone Inzaghi l'ha ottenuto. I giocatori, forti, ma nella maggioranza dei casi arrivati a parametrio zero e senza la sicurezza contrattuale per il futuro, hanno deciso di sposare la causa nel momento caldo della stagione.

Scusiamo il ritardo, visto che il treno nerazzurro sta recuperando alla grande il tempo perduto. Domani si va a Napoli contro l'ex Spalletti, splendido protagonista della cavalcata tricolore del Napoli. Come sempre ci sarà da soffrire al Maradona ex San Paolo, ma questa Inter non ha più paura di nulla. Mercoledì altro esodo nerazzurro all'Olimpico per la finale di Coppa Italia. Poi gli ultimi due impegni di campionato contro l'Atalanta, al Meazza e in casa del Torino. E mentre gli altri andranno al mare, la Beneamata correrà a Istanbul per la finale di Champions League che ha il nome di un treno: Intercity. Il pronostico dice che vinceranno loro, perché qualcuno sostiene che siano “ingiocabili”.

Ma il campo non ammette slogan. In campo si andrà in undici contro undici. E in panchina c'è Simone Inzaghi che nelle finali sa come si fa. Avanti Inter!

Sezione: Editoriale / Data: Sab 20 maggio 2023 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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