Il bello del calcio sta tanto nell’essere beffardo. E soprattutto, nell’essere fatto di leggi non scritte. Come quella tanto famosa che recita “gol sbagliato, gol subito”. Non abbiamo fatto in tempo a morderci le mani per la grossa occasione sciupata da Eto’o e Stankovic che arriva il ribaltamento di fronte, la palla che sfugge dalle mani di Julio Cesar, e poco dopo, la magia di Claudio Marchisio (un giocatore che, non me ne vogliano i tifosi, a me piace davvero tantissimo), che mette a sedere Samuel con un gioco di gambe spettacolare e infila con un tocco morbido la rete che di fatto chiuderà i giochi. Non voglio parlare in questa sede delle troppe intemperanze viste sul campo di gioco, dell’espulsione di Mourinho, o dell’arbitraggio del signor Saccani, che comunque ha giustificato in gran parte le critiche rivolte alla vigilia dell’ex fischietto Graziano Cesari a Pierluigi Collina. Di tutto questo, vedrete, ci sarà tanto tempo per discutere.

Quello che purtroppo mi preme sottolineare di questa serata è il quadro complessivo offerto dall’Inter a Torino: grigio, molto grigio. D’accordo che la Juventus forse non ha mostrato questa superiorità nei confronti dei nerazzurri, e che comunque nonostante la seconda sconfitta stagionale la vetta rimane saldamente in mano dell’Inter malgrado il vantaggio solo sette giorni fa abbondante su Milan e Juve si è ridotto pesantemente; però la Juventus ha avuto il merito di mostrare quel “quid” in più che sicuramente ha fatto la differenza, un “quid” fatto essenzialmente di una sola parola: carattere.

Carattere probabilmente dovuto, quello di Marchisio e compagni, reduci da due sconfitte pesantissime contro Bordeaux e Cagliari, ma al quale l’Inter aveva probabilmente il dovere di rispondere con la stessa determinazione. Che invece si è vista più negli scontri a muso duro con i giocatori bianconeri che sul campo. Insomma, un eccesso di nervosismo, dopo una positiva reazione al gol dell’1-0 (Chiellini? Del Piero? Autogol?) culminata col pari di Eto’o. La magia del giovane centrocampista, però, ha avuto l’effetto indesiderato di prosciugare completamente l’Inter, che da quel momento ha offerto poco e niente, e dove Balotelli, entrato in campo con il chiaro intento di guidare i suoi verso il pareggio, ha profondamente deluso, a prescindere dall’accoglienza del pubblico di Torino.

Aveva ragione Mou a dire che l’Inter, comunque fosse andata, sarebbe uscita da Torino in vetta; ma lo Special One deve altresì prendere atto che questa Inter continua a mostrarsi ancora fragile sì contro le squadre forti, ma anche contro quelle che mostrano un’organizzazione di gioco e un carattere superiore alla media. Una sorta di sindrome, quella dei nerazzurri, che si è palesata nel primo incontro di Champions col Barcellona, e che è esplosa nel match del Camp Nou prima di questa infausta serata. A questa sindrome però occorre trovare un antidoto, e in fretta, perché il Rubin sta per sbarcare a Milano per l’ultima gara del girone di Champions e lì sbagliare sarà davvero proibito.

 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 05 dicembre 2009 alle 23:42
Autore: Christian Liotta
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