I luoghi comuni sono fatti essenzialmente per essere smentiti. Uno di questi diceva che Roberto Mancini da Jesi fosse quel genere di allenatore che, durante la stagione, soleva schierare più o meno sempre gli stessi elementi, fatta salva qualche piccola eccezione. Bene, qui siamo di fronte ad un nuovo Roberto Mancini allora; perché non passa fine settimana che il nostra allenatore non ci stupisca o si diverta cambiando due, tre, a volte anche quattro giocatori da una partita all’altra.
Perché poi lo faccia è un piccolo mistero, che stranamente i media non hanno ancora gonfiato come un dirigibile. O, meglio, credo che una spiegazione logica al fatto in se ci sia e sia anche piuttosto plausibile. Il Mancio non ha delle certezze complete e totali; cioè, ci sono chiaramente giocatori dei quali non farà mai a meno; ma, accanto a loro, ce ne sono molti che stanno lentamente compiendo quel famoso processo di crescita di cui parliamo da tempo. Ecco, potremmo dire che il mister nerazzurro più che altro stia cercando non tanto di imporre il proprio gioco sempre e dovunque, quanto piuttosto di adattare la squadra all’avversario che si trova davanti di volta in volta.

La tattica, a tutt’oggi, ha portato ottimi risultati. L’Inter è prima in classifica, e non capitava da anni; si, lo dicevamo settimana passata, forse non brilliamo come intensità in campo, probabilmente non colpiamo la critica con uno-due velocissimi, inserimenti dei centrocampisti, sovrapposizioni sulle fasce laterali puntuali al millesimo di secondo. Magari arranchiamo un po’, magari qualche volta buttiamo la palla in tribuna alla viva il parroco, magari di tanto in tanto randelliamo senza stare a guardare in faccia nessuno. Ma siamo lì davanti, ed il dato è inconfutabile. E indiscutibile.

Personalmente lascio che i grandi esperti, i soloni del calcio, quelli che sanno tutto loro e gli altri non ci capiscono nulla - dimentichi che niente è più volubile ed opinabile del pallone – esprimano giudizi trancianti ed assoluti sulla nostra pochezza tecnica. Gli altri, quelli che ci stanno vicini, giocano meglio di noi, sono più belli da vedere, segnano caterve di reti, osservandoli ci si strofinano gli occhi per la pulizia delle linee di passaggio, per l’ordine assoluto e totale con il quale stanno sul terreno di gioco, come tanti soldatini. Però, nonostante una lunghissima serie di cose fantastiche che hanno rispetto a noi poveracci, in classifica ci stanno accanto. Se non sotto.

Una roba che grida vergogna. Quasi quasi sospenderei il campionato e ne farei giocare uno soltanto a quelle quattro o cinque formazioni molto più forti, complete e divertenti della bistrattata Inter. Le altre, tutte, potrebbero andare in vacanza fin da ora, comprimarie di un campionato già scritto e segnato. Lasciando da parte elucubrazioni del tutto personali torniamo al discorso originale; le variazioni dei calciatori ogni fine settimana. Mancini, questo è reale ed assodato, ha sempre preferito avere una rosa ristretta di giocatori da far girare; credo che mai, nella sua carriera, abbia cambiato tanto come durante questa annata. Del resto tutti i grandi allenatori, se stiamo a vedere attentamente, giocano quasi sempre con gli stessi quattordici/quindici elementi. Quelli che formano il gruppo di titolari; intercambiabili tra loro, ma quelli. Mou, Ancelotti, Guardiola, lo stesso Klopp a Dortmund, Luis Enrique: guardate le loro squadre e vedrete che a calcare il tappeto verde erano e sono sempre gli stessi. O quasi. 

Questo nuovo modo di allenare del Mancini 2 mi piace; sì, sono sincero, ogni tanto mi fa venire dei coccoloni, qua e là, vedi settimana scorsa con la Roma ad esempio. Ma alla fine dei conti ha avuto ragione lui. Quindi, convinto o meno, visti i risultati io sto col Mancio. Borbottando qualche volta, un po’ più che borbottando qualche altra volta. Ma la Società, il Presidente in settimana ha parlato piuttosto chiaramente, sta col proprio allenatore e con le sue scelte. Anzi, a sentire ET i detrattori di Mancini dovranno mettersi il cuore in pace, visto che il numero uno nerazzurro ha di fatto allungato a parole il contratto del tecnico iesino di non si è ben capito quanti anni.

Nel frattempo, dal momento che tutto sembra andare per il meglio e l’atmosfera in casa Inter è particolarmente serena, tant’è che nemmeno Icardi si è lamentato più di tanto per la sua esclusione nella partitissima con la Roma, tanto per non farsi mancare nulla c’è chi ha cominciato, siamo ad inizio novembre, a parlare prepotentemente di mercato; i nomi fatti sono importanti, importantissimi a livello di pedigree. Falcao e Pirlo. Mica pizza e fichi. Poi però ti rendi conto che Falcao stanno cercando di cederlo in prestito a tre quarti d’Europa senza successo, francamente visto che hai Icardi non riesco a capirne l’utilità ad Appiano Gentile. E, soprattutto, mi trovo in grave difficoltà davanti al nome di Pirlo; perché sono un vecchio romantico e non mi piacerebbe rivedere col nerazzurro addosso uno che dopo il cinque maggio 2002 ballava tutto contento e che ha sputato, forse sarà stata la rabbia forse non so cosa, parecchio veleno sull’Inter.

Oltre a questa, che mi rendo conto possa essere una semplice ripicchina da innamorato dei miei colori, c’è una cosa che davvero mi convince poco; ho avuto modo di ammirare, si fa per dire, Pirlo nel campionato statunitense. Beh, che volete, non è mai stato un fulmine di guerra, ma così lento non lo avevo mai visto. Gli altri correvano, lui camminava. Poi, per carità, ci sta che uno col suo fosforo, con la sua immensa intelligenza calcistica, anche da fermo possa essere un valore aggiunto nella volata finale, in quei mesi terribili che andranno da febbraio a maggio dove anche il più piccolo particolare potrebbe fare la differenza.

Ripeto il concetto già espresso; non sono maniavantista, anzi, ma non credo che l’Inter attuale sia pronta per vincere il campionato. E, d’altro canto, anche il Presidente ha espressamente parlato di terzo posto come obiettivo da raggiungere. Ma, poiché la storia del calcio è fatta da accadimenti strani ed imponderabili, se tra un paio di mesi ci trovassimo nella situazione attuale beh…sarebbe una grave colpa non provare fino in fondo il colpaccio. E un Pirlo più in forma, forse…lasciando anche da parte vecchi dissapori… Comunque sia un passo per volta: oggi a pranzo vediamo di “matare” il Toro, squadra molto ben organizzata e guidata da un Signore, Ventura, che penso abbia ricevuto dal pallone meno soddisfazioni di quelle che avrebbe meritato.
Per il resto, non lo dimentico, io sto con Vale. Sempre.
Amatela!
E buona domenica a Voi.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 08 novembre 2015 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
vedi letture
Print