“In bocca al lupo a Simone Inzaghi, il miglior allenatore dell’Inter per distacco degli ultimi anni”. Con questo messaggio ho salutato pubblicamente sui social l’ex mister dei vice campioni d’Italia e d’Europa, nonché nuovo tecnico dell’Al Hilal.

Mi sembrava corretto iniziare l’editoriale parlando di chi è stato tra gli artefici principali dei trionfi dell’Inter di questi anni (e sicuramente anche di chi ha la colpa, perché sbaglia solo chi ci prova, pure di qualche insuccesso). Mi sembra anche doveroso ricordare Ernesto Pellegrini, il presidente dell’Inter dei record, una persona squisita, un gentiluomo che aveva avuto un grande successo nella vita rimanendo però di un’umiltà e di una educazione rare, nonché un ragazzo che amava alla follia i nerazzurri.

Da chi ha fatto la storia dell’Inter, a chi spera di farla: passiamo ora al presente e alla scelta dell’allenatore. Penso che né Chivu, né De Zerbi, né Vieira, né Farioli, né Fabregas siano AD OGGI allenatori da Inter. Il che non significa che un domani non possano non esserlo, né tantomeno che un giorno non possano diventare tra i top a livello mondiale. Ma al momento non lo sono.

Non credo che nessuno si offenderà nel leggere questa mia considerazione, nemmeno i diretti interessati. Il motivo è semplicissimo: l’Inter deve essere un punto di arrivo altissimo, non quello di una partenza arrivata quasi per caso. È vero effettivamente che il mercato allenatori non offriva big navigati e sicuramente pronti subito per guidare la squadra nerazzurra. Ma parliamo sempre dei vice campioni d’Italia e d’Europa. Sarà complicatissima la prossima annata: devi vincere o il campionato o la Champions, altrimenti figurati, pioveranno critiche feroci. Ma dovrai pure (e soprattutto) giocare bene, perché il calcio spumeggiante e divertente mostrato dai ragazzi di Inzaghi ha fatto esaltare un intero popolo.

Motivo per cui anche dopo un orripilante 0-5 in finale di Champions il giudizio sull’era appena terminata rimane più che positivo nonostante l’umiliazione in terra teutonica. Forse si è sottovaluto il pericolo che Inzaghi andasse via, fiduciosi che sarebbe rimasto (quando ormai era palese non sarebbe stato così). Magari si pensava che ingaggiare Fabregas sarebbe stato più facile.

Ma quel che ora emerge è che Chivu arriva a Milano tutt’altro che come una prima scelta. Con sole 13 presenze e in A e con leggende metropolitane che sostengono che solo pochi mesi fa non fosse stato ritenuto idoneo per il progetto dell’Under 23. Insomma, le premesse non sono le migliori, anzi. Ma c’è una fortuna enorme: quella che l’unico giudice supremo, come sempre, sarà il verde. Il compito di Chivu sarà quello di dimostrare sin da subito di meritarsi l’Inter. Quello dei giornalisti di giudicarlo per i risultati ottenuti, senza pregiudizi di sorta.

Idem quello dei tifosi, che dovranno stare al fianco della propria squadra e del proprio mister a prescindere. Poi il campo stabilirà chi avrà avuto ragione e chi torto. E magari tra qualche inizierò un nuovo editoriale complimentandomi con Cristian e chiedendogli scusa per quanto scritto pocanzi in questo pezzo. 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 06 giugno 2025 alle 00:02
Autore: Simone Togna
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