Questa Inter fa incazzare. Perché è forte, ha giocatori di primo livello e il più delle volte domina sul piano del gioco l'avversario. Non si capisce dunque come mai siano già cinque le sconfitte sul groppone, perché fuori casa si incassino gol come se piovesse e perché quando si ha la possibilità di segnare più volte come a Torino contro la Juventus, non si sfrutti l'occasione che avrebbe permesso di vincere la sfida delle sfide. No, il derby d'Italia lo hanno vinto i bianconeri sfruttando la dura e immortale legge del calcio che recita: gol sbagliato, gol subito. Il 6-1 al Bologna fa bene al cuore, anche perché finalmente i ragazzi sono riusciti a rimontare uno svantaggio, ma aumenta i rimpianti per un campionato che la Beneamata aveva il dovere di provare vincere lottando fino alla fine, vista la beffa della scorsa stagione, anzi la superbeffa, visto che a Milano si è festeggiato lo stesso, ma sventolando altri colori.

Ora solo un visionario può credere in una rimonta scudetto, anche se dopo la trasferta di domani a Bergamo, ci si rivedrà tutti a gennaio 2023. Ma la classifica non si azzererà e il distacco dal miglior Napoli degli ultimi anni rimarrà importante, a prescindere dall'esito delle gare di domani. Quanto detto non equivale a un forzato pessimismo, bensì a un sano realismo che deve far capire alla squadra come non si debba dare per scontato nulla quando si scende in campo e che le partite vadano vinte con i fatti e non per grazia ricevuta. Specialmente in trasferta, dove il campo è lungo e largo come quello del Meazza e il sostegno del popolo nerazzurro comunque non manca mai. Domani al Gewiss Stadium di Bergamo, anzi all'Atalanta come dicono i tifosi orobici quando si recano nella loro tana, sarà il classico mezzogiorno di fuoco calcistico.

La Dea è reduce dall'inaspettata sconfitta di Lecce, dove l'ex Gasperini ha pensato bene di fare ampio turn over. Gli è andata male, ma sappiamo quanto il bravo tecnico dei bergamaschi tenga a battere quell'Inter che non ha creduto in lui quando ebbe la grande occasione della sua carriera. Ancora adesso Gasp non si capacita del fatto di essere stato esonerato dall'allora Presidente Moratti dopo poche gare, senza mai vincere, disputate con la difesa a 3 che undici anni fa in casa Inter suonava come una bestemmia. Nell'ultima gara dell'anno si preannuncia quindi una battaglia su un campo dove i nerazzurri di Milano non dovranno sbagliare praticamente nulla se vorranno ottenere un gran risultato, ossia la vittoria.

Dopo la sconfitta con la Juventus è arrivato perentorio il pensiero dell'amministratore delegato dell'Inter, Giuseppe Marotta. Nessun giro di parole per dire che la vittoria dei bianconeri a lungo andare sia stata meritata e che non sia ammissibile come una squadra come l'Inter possa aver incassato ben sedici reti in trasferta su sette gare disputate. Con l'aggiunta di quattro sconfitte lontano dalle mura amiche. Il numero di reti subite lontano da San Siro rappresenta, al momento, il peggior dato in serie A. Marotta ha poi aggiunto che tocca a Simone Inzaghi e al suo staff trovare la soluzione ad un problema che sta mandando ai pazzi gli innamorati dell'Inter. Qualcuno ha voluto tradurre subito il Marotta pensiero con un imminente esonero del tecnico che invece sembrava tornato saldo alla guida della nave dopo un ottobre entusiasmante coinciso con la brillante qualificazione agli ottavi di Champions League con un turno di anticipo in un girone che comprendeva Bayern Monaco e Barcellona.

No, Inzaghi non è a rischio esonero, perché il tecnico è bravo e lo ha dimostrato portando a casa due trofei nella sua prima stagione nerazzurra coincisa con la cessione di due protagonisti dello scudetto firmato Antonio Conte. Lo scudetto regalato al Milan ha molti responsabili, non solo il tecnico. Hanno inciso parecchi fattori, come ad esempio l'infortunio di Marcelo Brozovic, uno degli insostituibili di quella squadra, nel momento caldo della stagione. Inzaghi ha sicuramente commesso errori che possono essere risultati decisivi, vedi le sostituzioni effettuate nel finale del derby di ritorno deciso dalla doppietta di Giroud dopo settanta minuti di dominio nerazzurro. Ma quella squadra ha comunque passato un girone di Champions come non accadeva da anni e ha addirittura vinto 1-0 ad Anflied con il Liverpool che poi è andato a giocarsi la finale di Champions League con il Real Madrid. Nel pianeta Inter chiedere l'esonero dell'allenatore di turno è sport assai diffuso. Basta ricordare cosa si disse di José Mourinho dopo la sconfitta nella finale di Supercoppa a Pechino contro la Lazio e il pareggio interno con il Bari nella prima giornata del campionato 2009-2010. Lo Special One rimase sulla panchina dell'Inter e come finì quella stagione ce lo ricordiamo tutti. Triplete.

Quindi calma e gesso quando di parla di Simone Inzaghi. Il tecnico sa di calcio, la sua Inter ha una organizzazione di gioco che garantisce una gestione delle partite che porti alla vittoria. Poi, però, ci sono gli imprevisti che quando diventano costante, vedi i gol incassati in trasferta, vanno al più presto corretti. Magari con un modulo meno schematico e con una proposta di gioco meno monotematica che torni a sorprendere l'avversario di turno. Tutto è migliorabile, senza però distruggere quanto di buono ci sia nelle fondamenta nerazzurre. Ora testa a Bergamo, senza la paura di sbagliare ancora in trasferta, ma con la consapevolezza che questa squadra sia forte e vincente.

A gennaio sarà un'altra storia, magari ritroveremo il Lukaku che ci piace e allora anche gli obiettivi potranno essere riscritti. Ma da domani, basta regali lontano da San Siro.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 12 novembre 2022 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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