Intervista dal sapore amarcord per Ivan Zamorano, che ha fatto un tuffo nel passato rispondendo alle domande di Andrea Zenga, figlio di Walter, ai microfoni di LeoVegas.News. Le parole di Bam Bam:
Il Fenomeno Ronaldo.
"Abbiamo un gruppo Whatsapp con i compagni dell'Inter del 1997-98, ci scriviamo spesso con Ronie, Simeone. Il Fenomeno è stato il migliore giocatore con cui ho giocato nei miei vent0anni di carriera. Nessuno aveva la sua magia e il suo talento, per me è stata una felicità giocare con lui. Con lui avevo un feeling sudamericano in spogliatoio, che in quegli anni lì era bellissimo. Ronie era un bambino col corpo di un grande".
Il colpo di testa.
"Tutti i calciatori hanno un pezzo forte, il mio era il colpo di testa. Restavo in aria un secondo in più degli altri, guardavo il difensore dall'alto in basso e mi dava tanta felicità. Ero bravo anche da bambino in questa caratteristica, il 30-40% dei gol che ho fatto li ho fatti di testa".
Il colpo di tacco.
"Credo di averne fatti due in carriera, il più bello dei quali l'ho fatto con l'Inter. Giocavamo col Napoli, tornavo in campo dopo uno stiramento. Moriero fece una giocata bellissima, quel gol fruttò i tre punti. E' stato il mio gol più bello a livello estetico segnato in nerazzurro".
Cosa significa l'Inter per te?
"L'Inter l'ho sentita subito nel cuore, la storia del club è molto vicina alla mia personale. E' una squadra che deve lottare sempre per vincere, soffrire, appassionata, internazionale. Il feeling con i tifosi è nato subito, una parte del mio cuore è rimasta a Milano, all'Inter. Il mitico 1+8 è entrato nell'anima di tutti gli interisti. Quando sono andato via, mi ricordo dell'omaggio che mi hanno fatto: guardai la Curva Nord e c'era uno striscione 'ZamoRambo', ecco quello per me rappresenta l'Inter". Ogni volta che torno mi sembra di non essere mai andato via da Milano".
La maglia 1+8 un simbolo di umiltà.
"Non è stato uno sforzo per me rinunciare alla 9, che andava a Ronaldo, il miglior calciatore al mondo. Quando ho lasciato quella maglia mi sono reinventato, l'1+8 è stata una cosa mitica. Un giorno mi sono alzato e ho pensato 'è bellissimo'. Mazzola, Moratti e Suarez mi hanno accompagnato tutti in questa idea".
Il ricordo di Gigi Simoni.
"Gigi Simoni più che un allenatore era un papà per noi giocatori. Avevamo un bel rapporto con lui, la sua forza era la gestione dello spogliatoio. Aveva qualità umane e tecniche, riusciva a trasferire la sua filosofia in campo. Quel periodo lì fu bellissimo, avremmo dovuto vincere lo scudetto. Ma la soddisfazione venne dopo con la vittoria della Coppa Uefa, Ci manca tantissimo Gigi, nel gruppo Whatsapp il suo ricordo è sempre vivo".
Gli attaccanti moderni, c'è qualcuno che ricorda le tue caratteristiche?
"Non ci sono, io ero un uomo d'area non come Haaland e Mbappé che girano per il campo. L'ultimo forse è Radamel Falcao, che ha le mie caratteristiche. Quello che ammiro di più oggi è Lautaro, un bomber incredibile e un guerriero. Ha caratteristiche simili a me, anche se lavora tantissimo per la squadra, è un leader".
Zanetti.
"Pupi è mio fratello, ho avuto la fortuna di legare con lui quando sono arrivato all'Inter. Io e lui siamo famiglia, sono il padrino di sua figlia. Condivide i miei stessi valori, ci vediamo 2-3 volte l'anno, è un grandissimo uomo. Se devo dire un giocatore rappresentativo nella storia dell'Inter, cito lui e Facchetti".
Roberto Baggio.
"Il Codino. Ho un'ammirazione speciale per lui, è un uomo differente. Ogni volta che lui entrava nello spogliatoio aveva una luce speciale. Ricordo un gol nel 6-1 col Venezia, dopo una sua grande giocata. Io volevo fargli un omaggio, mi sono avvicinato e mi sono inchinato davanti a lui. Fu un'immagine bellissima".
La notte della Coppa Uefa a Parigi.
"E' stata la serata più bella della mia carriera perché era il mio primo trofeo internazionale. Una serata sudamericana a Parigi perché segnammo io, Ronaldo e Baggio. Arrivati in finale, avevamo la fiducia di vincere. Simoni era molto grintoso, ci infondeva fiducia, poi avevamo la storia ad accompagnarci. Fu una serata magica, vincemmo contro una squadra italiana (la Lazio, ndr), dopo portai la bandierina del Cile in campo".
Il compagno più simpatico?
"Difficile. Ce n'erano tantissimi all'Inter, penso a Zé Elias perché faceva le imitazioni di tutti i compagni. Poi dico West, ma anche Zanetti. Eravamo una famiglia che lottava per vincere qualcosa".
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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