Pronunciato ieri l'addio all'Inter dopo trentatré anni insieme, Roberto Samaden, che prenderà il posto di Maurizio Costanzi alla guida del settore giovanile dell'Atalanta, l'ormai ex dirigente dell'Inter ha parlato del valore dei giovani, spesso sottovalutato in Italia, a Sky Sport. Conversazione durante la quale ha citato anche Cesare Casadei, il ventenne futura stellina del Chelsea che lo scorso anno ha lasciato Milano.

Il fatto che Casadei sia andato al Chelsea a 19 anni è una risorsa per la Nazionale?
“Sì. Perché andando all’estero, giocare e confrontarsi con i grandi lo ha fatto crescere tantissimo. Se consideriamo che l’anno scorso un giocatore di quel livello non ha totalizzato neanche tre minuti in Serie A o in un campionato professionistico dopo quel rendimento in Primavera non è stato positivo per la sua crescita. Il suo esempio e quello di Gnonto, che ho visto crescere da quando aveva nove anni, mentre Cesare lo abbiamo prelevato dal Cesena a 16 anni, ma parliamo di due giocatori con percorsi diversi ma spettacolari; con caratteristiche diverse ma ragazzi a cui non si può non voler bene”.

Qualche legame particolare?
"Io dal primo ragazzino che ho allenato nel ’90 all’ultimo che ha segnato nella finale Scudetto di settimana scorsa che ha segnato un rigore decisivo, me li ricordo tutti. Se devo pensare a qualcuno che in questo momento sta avendo successo credo che Gnonto sia un ragazzino che ho nel cuore, nonostante abbia poi scelto un altro percorso. Ma il suo sorriso ogni volta che entrava, la sua disponibilità con compagni e allenatori e la sua serenità sono lo spot di quello che deve essere un settore giovanile e un ambiente sereno in cui i ragazzi possono stare sereni e dal quale possono poi attingere per diventare poi giocatori e nella vita. Willy tra i tanti l’ho apprezzato ancora di più nella scelta di andare via perché ha avuto coraggio. Coraggio poi premiato e sono felice dei risultati che ha raggiunto che non sono ancora definitivi".

Non l'exploit di Dimarco?
"Federico è normale. Lui è l’emblema di quella che dovrebbe essere il risultato di un settore giovanile. Non comprare giocatori a sedici anni e rivenderli a diciannove ma un ragazzino che entra a sette anni da una squadra di Milano affiliata all’Inter. Fa tutto il percorso, tra l’altro insieme a Bonazzoli e Di Gregorio, poi arriva in prima squadra e oltre tutto da interista malato… Penso che di più bello no noi sia. Il sogno di ogni bambino e di ogni responsabile. Ma come lui tutti, sono stati tutti giocatori fantastici che mi hanno dato tutti qualcosa". 

E su Carboni cosa ci dice?
"Quale dei tre? Sono tutti e tre bravi. Occhio al più piccolo".

Sulla scelta dell'Atalanta e l'eredità di Fermo Favini.
"Prima di tutto la mia scelta di finire il mio percorso all’Inter non è stata facile, ma uno dei motivi che mi ha portato a scegliere l’Atalanta è stato poter pensare di sedermi alla scrivania in cui si è seduto lui e cercare minimamente di proseguire ciò che ha fatto lui per l’Atalanta e per il calcio italiano è motivo di orgoglio".

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Sezione: Copertina / Data: Sab 01 luglio 2023 alle 14:46
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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