In vista della finale di Champions League tra Inter e Paris Saint-Germain, il doppio ex Stéphane Dalmat racconta a L'Equipe la sua esperienza in nerazzurro: "La prima volta che sono entrato nello spogliatoio dell'Inter e ho visto Ronaldo in riabilitazione (dopo una rottura parziale del tendine rotuleo del ginocchio destro nel novembre 1999), Clarence Seedorf, il mio modello, Laurent Blanc e Ivan Cordoba, mi sono detto: 'Wow... devo dimostrare chi sono fin dal primo allenamento, altrimenti mi mangiano'. Dopo la seduta, Marco Tardelli, l'allenatore, insistette perché fossi tra i diciotto, anche se avevo programmato di andare a ritirare le mie cose a Parigi. Due giorni dopo il mio arrivo, giocai gli ultimi venti minuti contro il Bari, vincemmo e basta... Luis Fernandez mi ha fatto un regalo grandioso scambiandomi con il brasiliano Vampeta durante questa sessione invernale di calciomercato. Ho avuto l'onore di firmare per questo club, dopo un periodo terribile al PSG con Luis come allenatore, e alla fine sono stato io il vincitore di questo scambio. Nonostante alti e bassi, dovuti soprattutto agli infortuni muscolari, ho trascorso due anni e mezzo straordinari all'Inter e nello stadio di San Siro".

Il francese conferma la sua presenza all'Allianz Arena sabato: "Andrò a Monaco per sostenere l'Inter, perché una volta indossata e onorata questa maglia, la gente non ti dimentica. Lo verifico andando a Milano circa dieci volte all'anno. Christian Vieri mi ha spiegato che San Siro è stato lo stadio più difficile dove si è esibito. Tutto può andare benissimo, lì puoi diventare un idolo, ma ti può capitare di non mettere più un piede davanti all'altro e poi diventa molto difficile dal punto di vista psicologico riprendersi. Mi è piaciuto tantissimo giocarci. Ti riscaldi, senti il ​​pubblico cantare una canzone in tuo nome, come fanno tanti giocatori, guardi la Curva Nord e applaudi. È enorme. Una volta che sei in partita, fai un'accelerazione e la gente si alza in piedi. Bisogna viverla, perché lascia un ricordo indelebile. Sono orgoglioso di quello che ho fatto all'Inter, anche se mi pento di aver lasciato, per via del rapporto con Hector Cuper, che sostituì Tardelli l'estate successiva. Il presidente Massimo Moratti, che ci voleva molto bene con Alvaro Recoba, e alcuni giocatori lo obbligarono a schierarmi. Dopo un anno, portò diversi giocatori nel mio ruolo. Nessuno mi ha consigliato di aspettare e ho chiesto un prestito. Una volta andato via, però, è finito tutto. Ho iniziato il mio declino al Tottenham mentre Cuper è stato esonerato meno di due mesi dopo. Anche se non ho vinto nulla, è stato comunque un onore aver giocato con ragazzi simili". 

Sezione: News / Data: Mar 27 maggio 2025 alle 15:47
Autore: Christian Liotta
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