E’ stata una battaglia di nervi. Un duello ad armi pari di due squadre che si stanno riassemblando. Al Meazza è andato in scena una sorta di triello di leoniana memoria, tra L'Inter, la Juventus e la paura di perdere dei due tecnici.I nerazzurri e i bianconeri hanno attaccato in modo equivalente, spartendosi il predominio del campo: nel primo tempo di Jovetic e compagni, mentre nella ripresa sono usciti gli spunti di Morata e la spinta di Barzagli, tutti in attesa di un cedimento avversario, di un regalo, o più romanticamente di un colpo di genio delle proprie bocche da fuoco. Alla fine il pareggio è un risultato giusto per una partita che è sembrata una guerra di logoramento, vinta dalla paura delle due squadre di concedere il fianco all’avversario e quindi perdere punti. I legni di Brozovic e Khedira si equivalgono e hanno deciso... di non decidere la partita. L’Inter conclude quindi l’ottavo turno di campionato seconda in classifica al pari della Roma, il cui ruolino di marcia è però inverso: i giallorossi vengono da tre vittorie consecutive, mentre i nerazzurri sono tre partite che non vincono. Due pari ed una sconfitta contro la Fiorentina che giusto ieri ha perso a Napoli, confermando che questo campionato è ancora in cerca di padroni. Mancini ha bisogno di tempo per assemblare la squadra, ma nelle prossime due settimane l’Inter è attesa da partite decisive: Palermo e Bologna sono due match da cui bisogna tornare vittoriosi per poi concentrarsi sulla gara contro la Roma. Un trittico di gare che può dire molto di ciò che sarà l’Inter nel futuro prossimo, senza dimenticare quanto è successo nel “Meazza” strapieno di ieri sera. 

SCONTRO A DISTANZA - Inter-Juventus è stata caratterizzata dal duello a distanza tra Stevan Jovetic e Juan Cuadrado. I due reduci dal calcio inglese sono stati gli unici a riuscire a far cambiar passo alla propria squadra, con accelerazioni fulminanti e conclusioni pericolose. JoJo - quando si abbassa per ricevere palla - dimostra quanto possa essere devastante nel creare gli spazi per attaccare la profondità, ricevendo palla e scartando il proprio uomo, mentre Cuadrado è stato bravo a colpire ogni minima falla della difesa interista, progettata ad hoc per contenere le sue scorribande. Jovetic sta entrando sempre di più nei meccanismi dell’Inter e i compagni si fidano di lui tanto da consegnargli il pallone in qualsiasi occasione. JoJo sa cosa farne: o si produce in un dribbling, o scarica per un compagno aprendo il campo, oppure subisce fallo. Tuttavia viene da chiedersi quanto questo stile di gioco, di un top player bisognoso di avere sempre la palla tra i piedi, possa sposarsi con quello di un altro pilastro di questa Inter, ovvero Mauro Icardi

ICARDI, CHE SUCCEDE? - Questa è probabilmente la nota più cupa della partita dell’Inter. Difensivamente si è concesso poco, a parte qualche sbavatura di Murillo in uscita palla al piede, ma è l’attacco che non gira. Con Icardi che sembra l’ombra di se stesso. Contro Chiellini Maurito ha perso un’infinità di palloni, muovendosi molto senza però farsi mai trovare pronto per tenere il pallone, subire fallo o quantomeno costruire qualcosa di buono per la squadra. La sensazione è che Icardi debba ancora digerire il lavoro senza palla che Mancini gli chiede: l’argentino sta snaturando molto il suo killer-instict pur di essere utile alla squadra, ma se in fase di non possesso riesce a creare problemi agli avversari, ad oggi non sembra in grado di sostenere entrambe le fasi. E se i suoi movimenti negli ultimi metri sono fondamentali per liberare spazio per l’inserimento dei centrocampisti (ieri nulli, visto che Melo e Medel non lasciavano mai la loro zona di campo) per il momento non si riesce - come si diceva poco sopra - a rendere compatibili Jovetic e Icardi, tecnicamente le due punte di diamante dell’Inter di questa stagione. E’ questione di feeling o il tempo ci dirà che la coppia ha dei limiti strutturali evidenti? 

E’ QUESTIONE DI PRESSING - Cosa può conservare l’Inter della partita contro la Juventus? Ciò che è stato fatto nel primo tempo, quando la squadra di Allegri è stata messa in difficoltà da un pressing alto e costante, sul portatore di palla ma anche sui giocatori a cui avrebbe potuto scaricare la palla. I nerazzurri sono stati sapienti nell’aspettare il momento giusto per alzare il ritmo di gioco, cosa che invece non è riuscita alla Juventus fino a che Pogba non si è acceso e Barzagli ha preso fiducia nella posizione di esterno, arrivando a dare manforte a Cuadrado sulla fascia. Fermo restando che pressare per novanta minuti è impossibile, capire come riproporre questo tipo di atteggiamento in futuro può essere l’architrave del Gioco che Mancini va inseguendo. Non bello, ma perlomeno efficace. Tanto ormai si è capito: interessa solo vincere. 

Sezione: Copertina / Data: Lun 19 ottobre 2015 alle 08:30
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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