"Squadra che vince non si cambia" è uno dei ritornelli più famosi del calcio italiano. Vale anche per Inzaghi, che non cambia una squadra che vince, che funziona, che dà garanzie. Specie in vista di un derby infuocato. "Niente di male, anche perché guardando la storia di Inzaghi all’Inter è più facile comprendere perché Frattesi non ha ancora trovato una maglia da titolare - spiega la Gazzetta dello Sport -. Al primo anno lo scudetto è scivolato via per due fattori. L’infortunio di Brozovic a marzo segnò il primo scossone alle certezze nerazzurre, quando l’allora insostituibile fu costretto a fermarsi per infortunio, l’Inter raccolse due punti in due partite, rallentando la sua marcia che già aveva subito una brusca frenata due settimane prima: la squalifica del croato si trasformò in un clamoroso 0-2 interno col Sassuolo. Poi arrivò la trasferta a Bologna, unica gara saltata da Handanovic. E Radu fece il resto. Ecco, i due sono casi limite ma comunque significativi per spiegare come Inzaghi non ami cambiare quando non è strettamente necessario".

Quindi Frattesi, certo, ma pure Pavard, costato 30 milioni. Avanti con la consuetudine. "Con Barella come in Nazionale o senza, Frattesi riuscirà a lasciare la sua impronta ma per il derby saranno ancora Nicolò e Mkhitaryan le mezzali titolari, con l’armeno diventato ormai imprescindibile. In attacco, Lautaro non si tocca e per ora avanti con Thuram. Pochi mesi fa, il burrascoso addio di Lukaku ha estremizzato “le abitudini” di Inzaghi, che nelle finali di Coppa Italia e Champions ha preferito la certezza Dzeko al posto della condizione altalenante del belga. Simone è fatto così, quando conta, si affida ai suoi. Un rischio, ma calcolato. Che non tutti, ovviamente, prendono bene", insinua la rosea.

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Sezione: Copertina / Data: Gio 14 settembre 2023 alle 08:50 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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