Doveva essere un traghettatore, invece Lionel Scaloni si sta rivelando l'allenatore migliore possibile per l'Argentina che è tornata a trionfare in Coppa America, trofeo che mancava dal 1986, e che ora punta da favorita al Mondiale di Qatar. Ecco le sue parole alla Gazzetta dello Sport. "Tra i tifosi e i giocatori si era instaurato un pensiero pessimo: “Non vinceremo mai”. Il successo in Coppa America ha spezzato questa catena, Leo si è tolto un peso e la gente si è avvicinata alla nazionale, ma i germi del cambio erano stati piantati prima, nella sconfitta col Brasile nello stesso torneo di due anni prima", dice.

La vostra ultima sconfitta, non perdete da 36 partite. L’Italia di Mancini è arrivata a 37.
"Un numero, nulla di più. Non meritavamo di cadere col Brasile, potevamo perdere altre partite. Le statistiche sono lì per essere superate e per me non valgono nulla. Stiamo bene ma non siamo certo invincibili, e meno in un Mondiale. Apprezzo due cose: la prima, è difficile battere questa Argentina, la seconda, questa squadra ha fatto breccia nella gente. Si è creata una gran chimica tra calciatori, tifosi, tecnici e dirigenti e resterà, comunque vada il Mondiale. È una competizione molto traditrice, non sempre vince il migliore. Però sappiamo cosa vogliamo e come vogliamo giocare».

Nel suo staff c'è l'ex interista Walter Samuel.
"Lui è l’amico di una vita: avremo avuto 9-10 anni, viveva nel “pueblo” vicino al mio, passava a prendermi e andavamo ad allenarci insieme al Newell’s. Un difensore tra i migliori al mondo e lo stesso modo d’intendere la vita che ho io: uno di gruppo".

E poi Lautaro...
"È stato ed è fondamentale, è un ragazzo prezioso per noi. Ci ha dato tantissimo sia nell’aspetto calcistico, con i gol, che in quello umano. Da quando siamo arrivati sapevamo che sarebbe stato lui il nostro attaccante, col Kun che inizialmente l’avrebbe aiutato. Nell’Inter andava già molto bene ed eravamo certi che con la sua gioventù, la sua voglia e tutto il calcio che ha dentro per noi sarebbe stato fondamentale. Gli dobbiamo davvero tanto perché si è concesso con tutto se stesso a noi e alla causa: è venuto in nazionale anche quando non era nelle migliori condizioni, voleva venire, voleva esserci. Un esempio".

Sezione: Copertina / Data: Dom 20 novembre 2022 alle 08:56 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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