Il rapporto con Bergamo, dove risiede da quando era bambino pur essendo originario di Tradate, nel Varesotto, ma anche la sua esperienza di lungo corso con l'Inter. Sono questi i temi principali dell'intervista che Alessandro Antonello, CEO corporate dell'Inter, ha rilasciato nei giorni scorsi, nello specifico prima dell'ufficialità del passaggio di mano della società nerazzurra da Steven Zhang a Oaktree, al Corriere di Bergamo, dove Antonello, oltre a sottolineare i trionfi stagionali dell'Inter e dell'Atalanta rimarcando "la gioia di partecipare a una grande celebrazione di popolo e la consapevolezza di avere raggiunto un risultato storico, che ripaga di tutto il lavoro fatto", racconta anche un po' la sua vita, che è andata avanti di pari passo con lo sport, prima praticato da nuotatore poi 'diretto' da manager: "Conclusi gli studi, ho scelto di intraprendere un percorso diverso. Il destino aveva comunque previsto il mio riavvicinamento a quel mondo. Ho lavorato in Puma prima di entrare nell’Inter, dove mi occupo della parte più tradizionale dell’azienda. Quella che non riguarda direttamente lo sport".

Un paradosso, non trova?
"Al momento, all’Inter siamo più di 230 dipendenti. Se poi contiamo tutti quelli che gravitano attorno al club, superiamo il migliaio di persone. Il nostro core business è giocare a calcio ma siamo un’azienda vera e propria, dove il non visto comprende il resto delle attività: dal commerciale alla comunicazione. Io e il mio gruppo ci definiamo il team around the team".

Cosa ne pensa del crescente interesse dei tifosi per le faccende economiche dei club? Un’attenzione motivata o è bene che gli appassionati pensino esclusivamente alle questioni di campo?
"Per quanto il risultato resti al centro della loro attenzione, oggi i tifosi sono maturati. Comprendono le scelte dei club, anche nel momento in cui i sacrifici si rendono necessari. La sostenibilità è un elemento che una società di calcio moderna non può tralasciare, nella propria strategia".

Risultati e sostenibilità. Pare il profilo dell’Atalanta.
"Faccio all’Atalanta i più grandi e sinceri complimenti. Rappresenta una società in grado di unire la sostenibilità ai risultati. Ancora ricordo, negli anni Ottanta, di avere gioito per l’eccezionale cammino europeo della squadra della mia città. Coincideva con il mio periodo universitario, felice e pieno di amici, a cui ripenso sempre con piacere».

Era l’età dell’innocenza, in cui un bergamasco interista si poteva meravigliare per una semifinale dell’Atalanta in Coppa delle Coppe. La giovinezza è finita. La maturità è consapevole e bellissima. Si veda dalle guglie del Duomo di Milano oppure dalle Mura di Bergamo, il cielo è nerazzurro.

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Sezione: Copertina / Data: Mer 12 giugno 2024 alle 11:16
Autore: Christian Liotta
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