Finale o non finale, all'Olimpico di Roma entrambe le squadre lottano per un obiettivo comune: la qualificazione alla prossima Champions. Out Luis Alberto e Parolo, nella Lazio recupera Immobile, affiancato da F. Anderson in attacco; regolarmente in campo De Vrij. Spalletti conferma 10/11 della sconfitta interna con il Sassuolo, Miranda torna al centro della difesa, Gagliardini recupera, ma va in panchina. 

PRIMO TEMPO - Inizio, indicativo di tutta la prima frazione di gioco, dai ritmi altissimi. Liberi di portare palla nella prima costruzione, Miranda e Skriniar faticano a trovare linee di passaggio oltre la metà campo, portando Brozovic e Vecino ad abbassarsi. E quando l'uruguaiano - a tratti riuscendo - prova a farsi trovare nello spazio tra centrocampo e difesa ospite, l'Inter si espone alle ripartenza fulminee e numericamente abbondanti della squadra di Inzaghi. I padroni di casa, sfruttando un Milinkovic-Savic fastidioso in termini di fisicità e presenza tecnica nei pressi dell'area nerazzurra, passano in vantaggio con la deviazione sfortunata di Perisic sulla conclusione di Marusic. L'esterno serbo controlla bene il croato in fase difensiva, raddoppiando la marcatura di Luiz Felipe, con Murgia, in alternanza a F. Anderson, a coprire la giocata di D'Ambrosio (molto sollecitato in entrambe le fasi, di possesso e non). Dall'altra parte, con Candreva più dentro al campo, Lulic si preoccupa di tenere basso Cancelo. Il 3-5-2 avversario, come settimana scorsa, mette in difficoltà gli uomini di Spalletti, con il tecnico di Certaldo che corre ai ripari. Stesso modulo - o quasi - e meno inferiorità sulle fasce, con la coppia di sinistra Candreva-Perisic, se non immediatamente incisiva in avanti, sicuramente limitante per le discese di Marusic. Il croato si affianca a Rafinha alle spalle di Icardi, dall'altra parte Milinkovic-Savic si stacca dal centrocampo per completare un terzetto d'attacco, con Immobile e F. Anderson, ricco di variabili impazzite e senza punti di riferimento. I nerazzurri, con D'Ambrosio, concretizzano nel migliore dei modi un calcio d'angolo, ma i biancocelesti non si scompongono e, a pochi minuti dall'intervallo, puniscono su azione - perfetta - di contropiede. Le squadre si dirigono verso gli spogliatoi al termine di 45' (+2) molto giocati, che hanno visto opporsi due squadre molto diverse: a un'Inter di palleggio e molto corta nelle intenzioni si è opposta una Lazio intensa e pronta a proporsi in avanti con tantissimi uomini, al centro come sugli esterni

SECONDO TEMPO - I primi 15' della seconda frazione rispecchiano l'andamento del primo tempo. L'Inter tiene maggiormente il pallone, ma la Lazio è messa molto bene in campo: vince i duelli fisici, trova in Milinkovic-Savic e F. Anderson due uomini ovunque e non da punti di riferimento. Corse in avanti e ripiegamenti veloci nella propria trequarti tengono a bada una squadra, quella nerazzurra, con il passare dei minuti sempre più preoccupata e bloccata dall'allontanarsi dell'obiettivo finale. Qualche spazio, con il nuovo modulo, la squadra di Spalletti lo trova affidandosi alle verticalizzazioni di Brozovic per un Perisic sicuramente più propositivo e libero dal raddoppio di Marusic, impegnato nella marcatura di Candreva. Con l'uscita di quest'ultimo e l'ingresso di Eder (Perisic quinto di centrocampo), l'Inter diviene ancora più offensiva sull'out mancino, non riuscendo tuttavia a creare grandi pericoli dalle parti di Strakosha. Icardi fatica nella morsa di De Vrij e il centrocampo nerazzurro, dalla coppia Brozovic-Vecino non sempre funzionale alla versione "opaca" di Rafinha, soffre l'intensità della mediana laziale, guidata da un puntuale e ordinato Lucas Leiva. Con l'ingresso di Karamoh per il brasiliano nerazzurro, e dopo i cambi biancocelesti, si entra nella parte finale, inaspettata e decisiva della gara, meno tattica e affidata alle ultime forze nervose. Cancelo aumenta la spinta, Eder e Icardi, sfruttando una disattenzione avversaria, si rendono protagonisti della conquista del rigore trasformato dal bomber argentino. Un pareggio, unito all'espulsione di Lulic qualche istante dopo, come passaggio chiave per 10 minuti e poco più tutti da vivere, per cambiare l'andamento del match e dell'intera stagione. Per sfruttare ancor meglio l'arma dei calci piazzati, tanto sofferti in fase difensiva quanto decisivi in quella offensiva, Spalletti inserisce Ranocchia. Ma a decidere la gara, ribaltando emozioni presenti e prospettive future, è il colpo di testa di Vecino: altro calcio d'angolo, altro assist da fermo di Brozovic e un finale da difendere. Senza più Immobile, Inzaghi inserisce Nani per De Vrij, ma la mossa "disperata" del tecnico laziale, con il passaggio alla difesa a 4, non cambia ulteriormente l'esito del match e della classifica finale delle due squadre. La beneamata, con sofferenza e lucidità, resiste nei pochi - quanto interminabili - minuti che precedono i tre fischi conclusivi dell'arbitro. Fischi che lasciano spazio a festeggiamenti, sponda nerazzurra, fino a pochi istanti prima quasi "insperati", contrapposti a una delusione, sponda biancoceleste, per un'ipotesi di sconfitta fino a pochi istanti prima quasi "accantonata". Un solo risultato a disposizione, in trasferta, all'ultima giornata: al netto di una prestazione complicata, al termine di una partita sudata, il gruppo, il cuore e alcune delle qualità più importanti viste in questa stagione, hanno regalato alla "pazza Inter" un traguardo tanto voluto, quanto nelle prestazioni e nell'atteggiamento costruito e guadagnato, e alla fine meritato. Una partita da Champions, un'Inter da Champions. 

VIDEO - L’INTER È IN CHAMPIONS, FESTA DEI TIFOSI IN AEROPORTO A ROMA

Sezione: Angolo tattico / Data: Lun 21 maggio 2018 alle 20:23
Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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