"Se non fosse per il loro dentifricio a base di un "miracoloso" lichene sbiancante, bisognerebbe proprio diffidare di cose e persone cosiddette islandiche. Ad esempio, è proprio vero che non ci sono più i vulcani di una volta! Fino al punto che stavolta quello STRO....mboli dell'Eyjafjallajokull se ne è proprio LAVAto le mani come un Ponzio Pilato qualsiasi... Trattasi di quel vulcano islandese - la cui denominazione ha lanciato la sfida della pronuncia al nuovo fenomeno georgiano del Napoli, Khvicha Kvaratskhelia - che era balzato agli onori della cronaca per l'eruzione dell'aprile 2010 generando poi la cancellazione di molteplici voli internazionali. Tra cui anche quello dell'Fc Barcellona - atteso nella Milano nerazzurra - che per via delle nuvole di cenere emesse, aveva poi deciso di optare per un lungo viaggio in pullman per coprire quella famosa trasferta lombarda. Non un lapillo, non un principio di fuoriuscita di materiale magmatico e nemmeno un impercettibile effluvio di ceneri fumanti. Niente che potesse rivelare una qualche importante eruzione, tranne forse quella cutanea insorta - ma solo a fine partita - a certi giornalisti e sportivi(?) catalani... E così in Champions i giocatori di Inzaghi hanno dovuto fare (quasi) tutto da soli, non potendo contare nemmeno sull'aiutino - pardon su un soffione (boracifero) - di quei tifosi diversamente nerazzurri saliti apposta dalla pisana Larderello in trasferta a San Siro (pare si fossero dimenticati in autogrill la bombola di boro, nel senso di gas...). Ci si sarebbe allora aspettati che - per "naturale compensazione" - quelli della UEFA designassero almeno un arbitro islandese che si fosse premunito di mettere nel trolley anche un'ampolla di acqua bollente attinta dal geyser sotto casa. Che magari non sarebbe stata "sacra e fondativa" come quella padana del "Dio Po", ma dai sicuri effetti terapeutici. Idonei ad alimentare quella "vampata di orgoglio" nerazzurro evocata dal buon Luigi Garlando sulla Gazza di sabato 1° ottobre, anche se materializzatasi - con tutta evidenza - con 3 giorni di ritardo rispetto alla gara contro la Roma... Ed ecco invece che la massima istituzione calcistica europea - per renderla ancora più "torbida" (la designazione, mica l'acqua...) - aveva estratto dal cilindro un arbitro sloveno, tale Vincic e soprattutto un pool di varisti olandesi che te li raccomando: almeno stando a sentire la vox populi catalana (su altre voci iberiche è meglio soprassedere...). Scelta fatta - l'hanno paventato, indirettamente, pure quelli di Repubblica - forse per tacitare i malsani pruriti del progetto Superlega avvertiti in particolare dal presidente catalano Laporta. Decisione presa traendo forse spunto da una quanto mai appropriata locuzione latina, dunque nerazzurra: Veni, vidi, Vi(N)ci(C)... Del tutto presaghi, i blaugrana - visti certi loro precedenti col Bayern - che la pillola altrettanto amara da ingoiare si sarebbe potuta annidare anche e soprattutto nell'operato di quel detestato vulcano di antibarcellonismo che risponderebbe al nome del varista olandese Pol van Boekel. "Pronto", insieme al fischietto slavo, ad accendere le polveri catalane fino a generare le immonde fumarole arbitrali di Xavi a fine gara. Non è, però, un caso che il parere al riguardo dell'ex fischietto nostrano Calvarese - oggi opinionista TV - sia risultato diametralmente opposto alle tesi complottiste degli iberici. Giusto per assecondare il famoso detto nordestino "CAN no magna can" (fra simili non ci si sbrana), con chiara allusione al Comitato Arbitri Nazionale: anche se qui si trattava di una squadra di fischietti europei designata dal presidente della Commissione Arbitri dell'UEFA Rosetti, subentrato da tempo a Collina... Ed ora non si vuole nemmeno immaginare a quali inenarrabili conseguenze potrebbe portare l'annunciata "solfatara" di Barcellona, in trasferta catalana dalla "natia" Pozzuoli. Anche se si può star certi che i "geologi" nerazzurri faranno davvero di tutto affinché questo eventuale campo flegreo rimanga una mera suggestione iberica, per tornare subito ad essere solo un vulcano italico "in pensione". Se del caso, sarebbe infatti un vero peccato che ne derivasse una significativa devastazione del manto erboso del Camp Nou. Della serie: meglio un "campo nuovo" di un "campo che brucia" (flegreo). Sennò poi ci toccherebbe pure ascoltare le bestemmie in catalano stretto degli agronomi locali, di sicuro devastati per tanto lavoro di preparazione vanamente eseguito... Ma appassionati e tifosi nerazzurri sarebbero disposti a sorbirsi anche questo rischio pur di NON vedere soccombere la rediviva Beneamata. Esaurite dunque le metafore pallonare passate, presenti e venture suggerite dalla vulcanologia, per tornare al campionato ci sarebbero da commentare le vicende dei nerazzurri reduci dalla vittoriosa trasferta a Reggio Emilia. Incerottati? Sì, certo! Con l'attacco ridotto all'osso? È così evidente! Con un reparto difensivo "spudoratamente" tutto italiano (D'Ambrosio, Acerbi, Bastoni) ed una formazione di partenza fin troppo zeppa di interpreti "indigeni" (ben 5 su 11, aggiungendo ai 3 difensori Barella e Dimarco)? Vabbé, i nerazzurri - "fratelli del mondo" sin dall'atto costitutivo - se ne faranno una ragione a fronte di questa ipotetica svolta "patriottica". Ed ancora, speranzosi di assistere al taglio del nastro delle 100 reti in Serie A di Dzeko? Allora evviva la legge dei grandi numeri! Ed infine, bramosi di avviare una rimonta, "tardiva" solo per i detrattori? Ci mancherebbe pure che fosse il contrario! Tutti questi quesiti e/o auspici sono stati confortati dall'esito della gara al Mapei Stadium, con 3 punti fondamentali per rimettersi in corsa scudetto. Per il resto, poco gioco, la solita sindrome da giallo di Inzaghi (sostituiti a breve giro di posta gli ammoniti Asllani e D'Ambrosio), ma soprattutto un Lautaro con le polveri ancora bagnate. Chissà allora che l'aria catalana da corrida restituisca al Toro Martinez una mira più centrata. Al di là di tutto, però, nessuno mi toglie dalla testa la convinzione che la tassa finora imposta all'Inter dai modenesi - nel senso di essere assurti financo a bestia nera in virtù dei loro già 9 successi maturati, prima di oggi, in appena 18 confronti totali, di cui ben 5 ottenuti fra le mura domestiche nerazzurre - sia da ascrivere al loro desiderio di rivalsa per lavare l'onta di un inusitato exploit dei milanesi. Quello riuscito addirittura 2 volte quando sulla panchina interista sedeva, incredibilmente, un certo Walter Mazzarri. Ossia aver subìto dai nerazzurri un doppio 7-0 nei loro primi 3 incroci in assoluto. Arrivo quindi ad immaginare che il povero Walter - essendo magari ben consapevole di troppa pregressa "spavalderia" - possa ora essere indotto, da svincolato, a parafrasare l'autopromozione di una nota Giorgia nazionalpopolare, presentando giusto una sorta di consuntivo della sua carriera: "Io sono Walter, 'rainman' pallonaro, piangina per antonomasia dunque perdente di successo, ripudiato dai sardi del Cagliari e da poco schifato pure dalla Nazionale della Federcalcio marocchina...". Che dire allora: massima solidarietà al mai rimpianto Mazzarri!".
Orlando
"Gentilissimi di fc Inter news, in primis non nascondo di aver partecipato al linciaggio dell'allenatore,della difesa e della presidenza interista con un certo gusto cabarettistico. Da quando sono bambino le contestazioni milanesi in particolare quelle del mondo interista mi spingono ad un sorriso un po' sardonico, un po' caino forse perché mia madre era interista e una grande amante della Milano anni sessanta che faceva rima con Moratti senior e quindi quando scoppiavano le bufere interiste un po' ci godevo. Ma anche le contestazioni del pubblico alla Scala sino ad un decennio fa puntuali ed accese mi sono sempre piaciute o anche quando il terreno di gioco di San Siro fu ridotto ad un aranceto sotto la gestione milanista di Zaccheroni l'anno dopo lo scudetto. Ad ogni buon conto il mio pronostico fatto in agosto di un'Inter al terzo posto tra qualche bella gara e notti gelide credo prenda forma. Di Inzaghi penso sia un buon gestore, un discreto allenatore che ha normalizzato l'Inter facendola diventare speculare alla sua Lazio, la sua comfort zone: campionati tranquilli, sempre fuori dalla lotta scudetto, remissivo nella campagna acquisti e quindi grande amico prima di Lotito poi di Zhang. Credo sia un vincente di seconda fascia: la coppetta, la buona Champions league, grande cena a fine stagione, un colpo al cerchio un colpo alla botte. Tranquillotto. La situazione Zhang è d'altra parte spaventevole e credo che la borghesia elitaria milanese abbia preso un abbaglio, sulla Cina e sugli Zhang appunto. Troppi finanzieri che confondono le proprie visioni a corto raggio, con visioni di lunga veduta. Mai nel mio piccolo avrei ceduto alcunché ai cinesi: sono un popolo contadino ancora troppo legati a conteggi da mercato post raccolto, privi di visioni imprenditoriali realmente universali, inadatti ad un mondo che è sempre due passi avanti al loro, conti in banca a parte. E la mia domanda da girare a voi e a tutti gli interisti è questa: ci accontentiamo così, con la tavolata provincialotta a fine anno o spingiamo per qualcosa più da Inter, più da Milano? Io non saprei dire molto, stando a Massimo Moratti bisogna accontentarsi di quel che passa il convento. Giro a voi le riflessioni. Distinti saluti".
Andrea
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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