"Vorrei elogiare l'Inter in un modo incredibile per come si è comportata quando abbiamo alzato la coppa", diceva Luis Enrique in conferenza stampa subito dopo la dolorosa manita del PSG incassata in pieno volto dal Biscione nella finale di Champions League di Monaco di Baviera. Il tecnico spagnolo aveva elogiato il comportamento dei nerazzurri, rimasti scossi e affranti sul prato dell'Allianz Arena per applaudire la vittoria dei rivali nonostante la storica débâcle in terra tedesca. Le sue parole avevano fatto il giro del mondo: "Tutti i suoi giocatori, tutto il suo staff, sono rimasti ad aspettare con rispetto che finissimo di festeggiare. Nonostante il dolore della sconfitta hanno scelto di rimanere, e penso che sia una grande lezione per i bambini. Nella vita come nel calcio si vince e si perde, bisogna saper perdere. Ci sono tante persone che sanno solo vincere. No, bisogna sapere perdere. E mostrare rispetto al rivale come ha fatto l'Inter. Li ringrazio per questo". 

"Bisogna saper perdere", appunto. Come cantavano i The Rokes alla fine degli anni Sessanta. Cosa che il PSG ha invece dimostrato di non saper fare subito dopo il triplice fischio della finale del Mondiale per Club persa (a sopresa) con il netto 3-0 del Chelsea di Maresca e del glaciale Palmer, quando al MetLife Stadium di New York è scoppiato un parapiglia che ha visto tra i protagonisti anche Luis Enrique nel 'duello' con Joao Pedro. Non si può certo parlare di schiaffo, pugno o condotta ultraviolenta, ma la spinta al brasiliano - con le mani che si spostano dal petto al volto, fino ad arrivare al collo del rivale - non sono certo "una grande lezione per i bambini", per dirla 'alla Lucho'. 

L'Inter, in quell'amara notte bavarese di inizio giugno, ha dimostrato di saper perdere. Ora, arrivati a questo punto del mercato, deve dimostrare anche di saper vendere. Dopo gli arrivi di Petar Sucic, Luis Henrique e Ange-Yoan Bonny (ai quali si aggiunge anche il riscatto di Nicola Zalewski), la dirigenza nerazzurra ha il dovere di accelerare con gli addii dei giocatori fuori progetto e degli esuberi con l'obiettivo di fare cassa e di puntellare la rosa della prossima stagione. Cristian Chivu merita almeno la possibilità di iniziare a lavorare con la squadra (quasi) al completo nel ritiro al via il 26 luglio, dopo tutte le difficoltà logistiche di gestione - tra numerosi infortuni, spostamenti continui e stato mentale e fisico non di certo al top - avute negli Stati Uniti durante il Mondiale per Club. 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 16 luglio 2025 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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