"Mamma mi si è ristretta la porta. Oppure, per andare dritti al punto: mamma, ho perso il gol". Si apre così l’analisi di Sportweek, in edicola oggi, che si focalizza su un dato preoccupante ben esplicato da Aldo Serena, che riguarda il nostro campionato e in generale il calcio: "Oggi i centravanti non tirano più". I numeri, curati da Opta, parlano chiaro e sono impietosi: "Nelle 28 giornate prese in esame sono andati a tabellino 704 gol, 119 in meno rispetto agli 823 della passata stagione, ancora peggio se il confronto viene fatto con quelle precedenti" si legge. 

"Dal 2005, i campionati in cui si sono segnate più reti sono stati quelli giocati nel periodo peggiore del Covid, quando gli stadi erano chiusi. Senza pubblico, la concentrazione dei difensori è calata - spiega l'ex attaccante dell'Inter -. A volte, il rumore di fondo dello stadio, il brusio o, al contrario, l’improvviso alzarsi dei decibel degli spettatori alzano la soglia di attenzione. Danno la scossa, la sveglia a chi deve proteggere la propria porta. Insomma, il pubblico ti aiuta a percepire se c’è il pericolo alle tue spalle, se un avversario di cui non ti eri accorto ti sta scappando, se stai per rischiare un passaggio arretrato…". 

Sul VAR:
"Se da un lato la Var toglie gol per un fuorigioco millimetrico, dall'altro ha contribuito a rendere molto più prudenti i difensori. In area, i mezzi falli, giochetti sporchi, gli interventi al limite sono quasi spariti. Adesso, chi difende si trattiene, aspetta di vedere cosa fa l'attaccante, riduce al minimo la propria irruenza. Oggi, i centravanti giocano soprattutto di sponda. Fanno "muro", stando spalle alla porta. Sono bravissimi nel proteggere palla, nell'aiutare i compagnivenendo incontro, nel far salire la squadra, come usa dire, ma, giocando così, la porta, appunto, la vedono poco. Tirano poco in assoluto".

Perché si è arrivati a questo?
"Per la maggior parte, i tecnici che lavorano nei vivai dei club ambiscono a fare carriera. Non sono tanti quelli che mettono al centro il ragazzo, la sua crescita e valorizzazione. Si preferisce puntare sul gioco, più che sul giocatore; sulla tattica, invece che sulle individualità. Questo, proprio perché l'obiettivo dell'allenatore è mettersi in mostra, facendo vedere quanto è bravo nel mettere in campo la squadra. Ma in questa maniera si blocca lo sviluppo del talento, si inibiscono i giocatori che hanno nella tecnica, nel dribbling, nell'uno contro uno i propri punti di forza. Che vanno coltivati, come dicevo, al limite moderati, ma non frenati. Perché sono questi i giocatori che, con il loro coraggio e le loro iniziative, fanno svoltare le partite. Si gioca in maniera troppo schematica e codificata, da qui i movimenti ripetitivi e sempre uguali delle punte. Ci sono realtà, anche se non di primissimo piano, come la Fiorentina, il Sassuolo, l'Empoli, il Bologna, il Monza, ora anche la Salernitana, che la partita vogliono giocarsela. La tendenza verso un calcio più propositivo c'è, poi staremo a vedere".

Sezione: Rassegna / Data: Sab 15 aprile 2023 alle 12:58
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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