La Gazzetta dello Sport racconta l'Hapoel Beer Sheva e la sua storia, a partire dal terzo titolo vinto proprio l'anno scorso a distanza di 40 anni dall'ultimo trionfo. "Le scene di pianto per la vittoria si ritrovano sui canali dei social ancora adesso. È utile guardarli per capire cosa significa l’Hapoel per il popolo gamalim, i cammelli, i tifosi degli avversari dell’Inter - si legge -. Si tratta di una delle aree meno abbienti d’Israele, dove è profondo il sentimento nazionalpopolare. L’arrivo di Alona Barkat, oggi 46 anni, rappresenta la svolta. Il marito Eli le regala l’Hapoel. Sì, un cadeau di un bilionario israeliano, uomo d’affari nel campo dell’high-tech della biotecnologia medica e fratello del sindaco di Gerusalemme Nir. Economia, finanza e politica. Il tutto aiuta la zona di Beer-Sheva a innalzare il suo status di regione depressa di Israele nei confronti delle evolute Gerusalemme (dove esiste anche un Inter Campus), Tel Aviv e Haifa. Nel giro di un anno l’Hapoel risale nella Ligat Al, si stabilizza, si qualifica due volte di fila per l’Europa League e perde una coppa nazionale in finale contro il Maccabi Tel Aviv". Con Barak Bakhar in panchina ecco le gioie. "L’opera della famiglia Barkat ha un valore sociale visto dal momento che coinvolge oltre 600 giovani, tra cui anche le realtà considerate più emarginate come i beduini e gli etiopi".

Sezione: Rassegna / Data: Gio 15 settembre 2016 alle 10:53 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print