"Sono partito da Buccinasco senza una lira e ho vinto due Champions. Mi sentii giocatore vero solo dopo la prima stagione in A con il Verona. Il campionato era bellissimo, ogni squadra aveva il suo nucleo italiano. Adesso rabbrividisco quando vedo formazioni con dieci o undici stranieri. Avevo tante richieste, andai all’Inter dove vissi la stagione peggiore della carriera a causa di un problema alla schiena che mi fermò per tanti mesi". Lo racconta Cristian Brocchi alla Gazzetta dello Sport.

E dall’Inter passò al Milan.
"Non la presi bene: ero amico di Vieri e Di Biagio e volevo giocarmela lì. Ma non mi fu data la possibilità di scegliere: arrivai una mattina alla Pinetina ed era tutto fatto. Però era una rivincita perché il Milan, dopo tanti anni nel settore giovanile, non aveva creduto in me. E poi invece mi acquistò".

Come riuscì a ritagliarsi un posto importante in un centrocampo pieno di campioni?
"Con l’intelligenza e l’umiltà di capire come essere utile. Ho giocato sempre titolare prima e dopo il Milan, ma lì dovevo trovarmi uno spazio diverso e nobilitarlo. Ci riuscii e lo dimostrano le presenze. Io sono stato bene dappertutto, però lo spogliatoio di Milanello era un sogno: clima unico, amici veri".

Champions 2002-03: titolare nei quarti contro l’Ajax al ritorno e in semifinale contro l’Inter all’andata.
"L’emozione più grande è l’euroderby: atmosfera incredibile a San Siro. Ma contro l’Ajax segnai un gol non visto: palla dentro di mezzo metro. Non lo ricorda nessuno perché poi vincemmo 3-2, ma se fosse finita 2-2 Galliani avrebbe mostrato l’immagine di quel gol insieme a quello di Muntari. La Champions è l’unica manifestazione in cui non ho segnato, a causa di quell’errore arbitrale".

Sezione: News / Data: Gio 01 maggio 2025 alle 16:54 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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