Vigilia speciale per Roberto Gagliardini che domani affronterà il suo passato, un dolce passato come ricorda Luigi Garlando nella sua lettera aperta al centrocampista di Simone Inzaghi pubblicata sull’edizione di oggi di Sportweek nella quale rispolvera le pagine della “Rivoluzione dei Bambini” sottoscritta da Gasperini in quell’Atalanta di giovani prodigi che nel 2016 salvarono la Dea “dopo un inizio traumatico”. Era il 2 ottobre, e contro il Napoli furono lanciati i vari Conti, Caldara, Petagna vincendo la partita proprio con un gol di Petagna. Partiva così il ciclo d’oro del Gasp. Ciclo nel quale, l’allora ventiduenne Roberto “si ritrova improvvisamente titolare, al centro dell’attenzione. Una centrifuga glorioso ad altissima velocità” che portò anche alla convocazione in Nazionale, voluta da Ventura che ha preceduto il trasferimento all’Inter, dove "tre giorni dopo la firma esordisce contro il Chievo, gioca un partitone ed esce osannato da San Siro", seguito poi dal primo gol in Serie A qualche mese fa e il debutto in Nazionale.

"Un decollo lampo, da predestinato. Il popolo interista è convinto di aver trovato un degno discendente della gloriosa stirpe degli Oriali e degli Zanetti. E invece il frullatore a un certo punto s’inceppa. C’entrano anche gli infortuni e la crisi tecnica dell’Inter. Fatto sta che il suo rendimento cala e cambia il suo status: non più il talentoso centrocampista box to box, ma il rincalzo da spendere quando c’è da far legna in mezzo al campo". Ne seguono critiche, tante volte sproporzionate - per citare lo stesso Garlando -, talvolta spropositate che "quel gol incredibilmente sbagliato con il Sassuolo" ha esacerbato e ingenerosamente suggellato. "Caro Roberto, la vita fa spesso di questi scherzi" scrive la penna della Rosea che cita persino Leopardi prima di sottolineare: "Le cose più importanti non gliele ha negate. Fa il mestiere che ama, con soddisfazione: lo scudetto, le due Coppe…" e quelle ancora più importanti i regali che la vita privata gli ha fruttato: quegli affetti intimi che fanno la "felicità vera".

"Ho sempre ammirato la sua compostezza anche nei momenti più turbolenti della carriera e la generosa disponibilità a dare sempre tutto, fosse anche per gli ultimi cinque minuti di una partita. Io la vedo dignitoso e solido, come la ginestra leopardiana sulla schiena deserta del Vesuvio. Per questo la saluto con stima e con affetto".

Sezione: Rassegna / Data: Sab 12 novembre 2022 alle 14:53
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
vedi letture
Print