Andrea Ranocchia, ex difensore dell'Inter, si confessa ai microfoni dii Tutto Mercato Web facendo un bilancio di quella che è stata la sua esperienza da calciatore: "Sono molto soddisfatto della mia carriera. Forse la scelta di andare alla Sampdoria, mi sono fatto prendere un po' troppo dall'impulsività. La scelta è stata un po' troppo veloce, per me era un momento molto difficile. Sono andato via da Milano per ritrovare la via, ma i problemi che avevo personalmente me li sono portati dietro. Per il resto no, nulla, soddisfattissimo".

Ed è ambasciatore per l'Inter.
"Sì, vado in giro fra club e settore giovanile. Poi lavoro per Mediaset, faccio l'opinionista fra Pressing e Coppa Italia. Dico la verità, mi piace come tipologia di lavoro post carriera. Non è un impegno giornaliero quindi riesco a gestirmi"

È una soluzione definitiva? Non è che potrebbe finire ad allenare?
"Per ora non ho la voglia, né la testa, per rimettermi in quel mondo lì in toto. Se faccio il tecnico diventa dieci volte rispetto a quanto facevi da calciatore, devi vivere per quello. Ti dimentichi quasi la famiglia, gli amici, chissà cosa inizi. E poi termini che hai 70 anni".

Ranocchia rivive poi l'episodio del diverbio tra Lautaro Martinez e Conte alla luce di quanto avvenuto con Kevin de Bruyne domenica.
"Lautaro era uscito e si sono bacchettati, lui non era contento della sostituzione. Tu non hai altre scelte, lui è l’allenatore e si prende le responsabilità se le cose vanno bene o male. Conte dice una cosa molto semplice: sa come vincere e la storia parla da sola, su otto campionati di A ne ha vinti sette. Il suo metodo è quello, porta avanti il gruppo e non il singolo. O stai con lui o non vai bene nella sua squadra, ed è la sua forza".

Un giudizio sui presidenti avuti all'Inter.
"Massimo Moratti un papà, praticamente lo è. Sempre una parola gentile, educato. Ha dato qualsiasi cosa all'Inter e per chi ci lavorava dentro. Erick Thohir era molto distaccato, si vedeva pochissimo. Non lo so valutare, non ho un termine giusto. Steven Zhang ha ridato un po' di vita dopo la parentesi Thohir, ha ricostruito quella che è l'Inter. Poi lì sono entrati in gioco discorsi molto più alti di quelli che possiamo pensare o leggere. L'aspetto finanziario veniva da uno stato molto chiuso, non mi aspettavo finisse così. Steven vuole veramente bene all'Inter, è un ragazzo giovane e ci teneva molto. Beppe Marotta è cresciuto esponenzialmente, come potrebbe essere un Adriano Galliani. Lavorativamente è un fenomeno, con Ausilio e Baccin hanno costruito un'Inter nelle difficoltà. Faceva fatica a fare acquisti importanti, quindi ha chiuso operazioni piccole ma di grande qualità. Tanti parametri zero che sono delle star, come Thuram o De Vrij. Oppure Onana: con poca disponibilità ha trovato la strada giusta. E nella triade uno completa l'altro".

Sezione: News / Data: Mar 30 settembre 2025 alle 12:55
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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