A Datasport, Alfredo Pedullà racconta come ha visto la Supercoppa Italiana di ieri sera. La sua impressione è chiara e ve la riproponiamo in formato integrale. "Bella notte a San Siro. Me la sono gustata, ho avuto il piacere di riabbracciare il mio amico Simone Perrotta a fine partita. Sono stato al cellulare, soprattutto quando dalla Spagna mi hanno annunciato che Valdano aveva telefonato a Dzeko, vuole portarlo al Real Madrid. E ve l’abbiamo soffiata in esclusiva, aspettando ulteriori sviluppi. Due storie mi hanno intrigato, in qualche modo collegate al mercato. Quella di Samuel Eto’o, macchina infernale dell’ Inter. E del triste Doni, portiere della Roma.

I depositari delle segrete cose mi dicono che Moratti, se tornasse indietro, non farebbe più un contratto da dieci milioni e passa a un pur eccellente attaccante come Eto’o. Certo, quell’operazione (con dentro Ibrahimovic) va inquadrata in un contesto, estate del 2009, che ha cambiato la filosofia del presidente. Da un anno Moratti è più furbo, più pratico, meno ingenuo, molto concreto. Il contratto di Samuel pesa, ma sarà onorato fino in fondo. Soprattutto se Eto’ è tornato Eto’o, quello vero. Più vicino alla porta, meno propenso ai sacrifici tattici. Molto più attaccante, nel rispetto di innegabili doti. E gli effetti si sono visti: a parte i due gol, che hanno avuto un peso enorme, Eto’o è sempre stato nel vivo, ha cercato il fraseggio con Milito, non ha perso d’occhio gli ultimi trenta metri. E quando ha potuto è riuscito a colpire con la consueta maestria, un fenomeno. Dopo avergli dato atto dell’innegabile altruismo al servizio di Mourinho, resto dell’idea che con Benitez – e restituito alle sane abitudini di sempre – Samuel segnerà a raffica.

L’altra storia è misteriosa. Conoscete la mia stima nei riguardi di Claudio Ranieri: un gentiluomo, oltre che un allenatore che sa sempre dove vuole arrivare. Ma una mossa non mi ha convinto. Sarebbe facile parlare ora, con il senno del poi. Tuttavia, quando mi hanno dato la distinta con le formazioni, non ho capito la presenza di Doni in panchina. Sinceramente: Lobont non è un portiere affidabile. Insicuro come un quindicenne al primo appuntamento galante, imbarazzante nella notte di San Siro. Ora, è vero che ci sono le gerarchie e che Doni è fuori dal giro. Ma proprio perché devi cercare di cederlo, proprio perché cerchi un acquirente, la presenza da titolare sarebbe servita. Obiezione: ma se avesse giocato male? Beh, se non ha avuto tanto mercato fino al 22 agosto, una serata storta non gli avrebbe peggiorato l’esistenza. Ma se avesse sfoderato una prestazione con i fiocchi, e le possibilità c’erano, per la Roma si sarebbe aperto più di uno spiraglio per trovare una soluzione. Tra Lobont e Doni c’è la stessa differenza che esiste tra fare shopping in un lussuoso negozio su via Condotti a Roma e districarsi all’interno di una boutique sull’orlo del fallimento. Lobont sì, Doni no: qualcuno mi spieghi".

Sezione: News / Data: Dom 22 agosto 2010 alle 12:28
Autore: Fabrizio Romano
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