"Percepisco la mia evoluzione come persona pensando al fatto che per molti anni ho voluto vincere per me stesso, mentre adesso sono in un momento in cui continuo a voler vincere con la stessa intensità di prima o addirittura maggiore, ma non più per me, ma per i giocatori che non hanno mai vinto, voglio aiutarli...". Lo ha raccontato José Mourinho, mostrando una versione inedita di se stesso nel dialogo avuto con il cardinale José Tolentino de Mendonça, archivista e bibliotecario della Santa Romana Chiesa, promosso dall’Osservatore Romano.
"Penso molto di più al tifoso comune che sorride perché la sua squadra ha vinto, alla sua settimana che sarà migliore perché la sua squadra ha vinto. Continuo a essere un “animale da competizione”, per così dire, continuo a voler vincere come o più di prima, ma prima mi concentravo su me stesso", ha aggiunto lo Special One a proposito del suo nuovo rapporto con il successo sportivo. 

Il tecnico portoghese della Roma, infine, ha spiegato anche quale è, a suo modo di vedere, la sfida più grande per chi fa il suo mestiere nel calcio di oggi: "Quella di come essere leader, come ottenere il massimo, perché, ok, l’obiettivo è l’alto rendimento sportivo, ma come tirare fuori il massimo da quegli atleti, che non sono atleti ma uomini. Ogni persona è diversa dall’altra, in questo caso ogni calciatore è diverso dall’altro, e l’espressione di ciascuno di loro in campo in termini di prestazione è fondamentalmente la conseguenza di un’empatia che si crea tra due uomini: nella fattispecie, tra un uomo molto più maturo (l’allenatore) e i calciatori. Questo tipo di empatia per me è fondamentale". 

Sezione: News / Data: Mar 05 aprile 2022 alle 18:10
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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