Difficoltà, troppe. Certezze, poche. Rebus, parecchi. Il momento dell'Inter si può riassumere così, con un tecnico trovatosi da un momento all'altro a guidare una squadra costruita per un altro allenatore, abituata da più di una stagione a giocare con un unico modulo, in modo ferreo e con pochissime varianti durante il periodo Walter Mazzarri. Ora Roberto Mancini, di lavoro, ne ha fin troppo per cercare di riportare sui 'binari giusti' una stagione che, almeno in campionato, è partita male e proseguita peggio (mai così male nel kick-off negli ultimi 20 anni). Inter con soli 17 punti, posizione nella destra di una classifica fin troppo brutta per essere vera e una 'quadratura del cerchio' che oggi sembra lontano anni luce. In attesa di un mercato che dovrà, obbligatoriamente, portare qualche nuovo e importante volto a questa squadra, il Mancio ora è chiamato ad attingere anche a risorse interne che devono essere, per un motivo o per un altro, recuperate, rilanciate e stabilizzate.
15. NEMANJA VIDIC - Indiscutibilmente il centrale difensivo più importante. Gli acciacchi post arrivo di Mancini ne hanno rallentato l'utilizzo da titolare nella nuova difesa 'a quattro', ma dopo il ritorno nella lista dei convocati per il match contro l'Udinese ora può, anzi, dovrà essere l'elemento che dovrà garantire maggior solidità a un reparto difensivo che ora latita e palesa gravi lacune e praterie grazie a cui gli avversari riescono sovente a far male. Come e quando vogliono. O quasi. Ovviamente quando si subiscono molti gol non è mai colpa del solo interprete, ma dell'intero assetto difensivo, ma con un Vidic in più, finalmente impiegato nella 'sua' difesa, le cose potrebbero migliorare. Con il coraggio da parte del mister di valutare anche la possibilità di lasciar fuori capitan Andrea Ranocchia, in concorrenza insieme a Juan Jesus e all'ex muro United per una maglia da titolare. Insomma, tre casacche per due posti, ma quello del serbo resta un recupero fondamentale.
33. DANILO D'AMBROSIO - Dopo lo stop di ottobre, che lo ha costretto a un lungo forfait per via della lesione al legamento collaterale mediale del ginocchio destro, l'ex Toro è pienamente recuperato e non si spiega in toto la decisione di coach Mancio di impiegare Yuto Nagatomo contro l'Udinese di Stramaccioni-Stankovic. Probabilmente la condizione fisica non è ancora al top, ma il classe '88 campano ha dalla sua una caratteristica che gli altri esterni in rosa non possiedono: la capacità di difendere con una certa continuità nell'arco dei 90'. Dodò è elemento abilissimo in fase di spinta, grazie a una tecnica e una velocità palla al piede sopra la media, ma latita - e non poco - quando si tratta di guardasi le spalle, mentre per Jonathan, il cui rientro in campo tarda ad arrivare e la situazione contrattuale resta da valutare, è discorso da copia-incolla rispetto al connazionale ex Roma. Recuperare Vidic, rilanciare DD33. Per il bene di un equilibrio difensivo che ora manca.
10. MATEO KOVACIC - Probabilmente la sfida più bella, affascinante e intrigante per Mancini. Far spiccare il volo al talento migliore di questa squadra, un 'prezioso' da valorizzare considerando età e qualità che lo elevano come uno dei migliori prospetti del calcio europeo. La scelta di impiegarlo come esterno offensivo puro largo a sinistra contro il Milan è apparso come una sorta di esperimento, considerando una squadra abituata da tempo a un unico modulo, ma ora il Mancio dovrà cercare di impiegare con continuità il maghetto di Linz in un unico ruolo: ne gioverebbero fiducia, autostima e conseguentemente la crescità sarà quasi scontata. Velocità, tecnica assoluta e imprevedibilità. Un grande e super mix di qualità che sarebbero limitate come trequartista, per un motivo tanto semplice quanto chiaro: rispetto al ruolo di mezzala i metri a disposizione sarebbero nettamente inferiori, e ne verrebbe meno l'efficacia che un giocatore così tanto abile in velocità palla al piede è in grado di garantire, senza dimenticare il lampo dell'assist decisivo a pochi metri dall'area che Mateo conosce molto bene. Il tutto in attesa di un tiro più potente e letale, ma questo talento da work in progress sarà da stabilizzare velocemente.
QUALE INTER BASE? - Come in apertura, viene riproposta l'importanza del mercato, con il direttore sportivo Piero Ausilio che sonda il terreno europeo per regalare a coach Mancini la pedina ideale per alzare il livello di una squadra latitante in alcune zone del campo. Per l'attacco si fanno tanti nomi, ma quello maggiormente vicino a vestire la maglia nerazzurra sembra Alessio Cerci, jolly offensivo di qualità diventato triste in quel di Madrid. Considerando anche l'aspetto anagrafico (l'ex Roma è un classe '87) potrebbe essere rinforzo pronto sin da subito, ma allo stesso tempo di prospettiva. Abile tecnicamente, veloce e con un tiro potente preciso, permetterebbe all'allenatore di avere un attacco 'camaleontico', essendo Cerci maggiormente duttile rispetto a Ezequiel Lavezzi (nome importante, esterno offensivo puro, ma che 'vede' i 30 anni). Un nome, quello del nazionale argentino, che continua a piacere, ma che non sembra così facile da strappare al Paris Saint Germain. Almeno nell'immediato. Il 22 di Simeone sembra quindi la soluzione migliore, magari strappandolo con qualche formula vantaggiosa che va tanto 'di moda' nel mercato attuale.
INTER (4-3-3): 1 Handanovic; 33 D'Ambrosio, 15 Vidic (23 Ranocchia), 5 Juan Jesus, 22 Dodò; 88 Hernanes (13 Guarin), 18 Medel, 10 Kovacic; CERCI, 7 Osvaldo (9 Icardi), 8 Palacio.
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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