Dopo il secondo posto alle spalle della Real Sociedad, l'Inter ha da qualche ora scoperto l'avversario che avrà di fronte martedì 20 febbraio e mercoledì 13 marzo per gli ottavi di finale di Champions League. La squadra di Simone Inzaghi se la vedrà ancora una volta contro una spagnola: l'Atletico Madrid di Diego Simeone. Una delle migliori tra le peggiori, direbbe qualcuno, considerato la fatica fatta dai colchoneros nella qualificazione da prima della classe, arrivata dopo lo 'spareggio' casalingo contro la Lazio. Una considerazione che però si scontra contro il muro difensivo e la garra dei madrileni, due delle caratteristiche principali del Cholo Simeone, il più italiano dei non italiani.
Se c'è una squadra straniera che più mostra un carattere fortemente italiano in tutto il continente è difatti proprio l'Atletico Madrid. Squadra 'sporca' per antonomasia che fa della solidità difensiva la sua più grande arma: catenaccio, ricerca dello spazio e via di ripartenza, ripartenza che però se fino allo scorso anno non sempre trovara la conclusione giusta, quest'anno difficilmente finisce senza l'esultanza di uno degli uomini dalla divisa rojiblanca. Il dazio più grande, Simeone lo ha già scontato lo scorso anno, con un'eliminazione dalla massima competizione europea nella fase a gironi e un campionato concluso al terzo posto a -11 dal Barcellona campione. Un divario che l'ha detta lunga sull'altalenanza stagionale dei madrileni che ai campioni di Spagna non hanno di certo invidiato la prolificità d'attacco: 77 i gol segnati, gli stessi dei blaugrana che però rispetto all'Atleti ne ha subiti 13 in meno. Dati che Simeone e compagni hanno presto cancellato con la stagione attuale in cui i madrileni, oltre a inanellare risultati decisamente migliori rispetto alla passata annata di questi tempi, hanno dismesso i vecchi panni tattici per mostrare una nuova versione di sé atipica.
Sfrontata e meno conservatrice la squadra rojiblanca ha leggermente abbandonato quel tratto tipicamente simeoniano per lasciarsi andare ad una progressiva apertura verso un europeismo che ha fatto del bell'anatroccolo di fine stagione scorsa un cigno del quale temerne l'apertura alare. Non a caso è dalle ali che la squadra trae il suo maggior punto di forza: fisicità e tecnica di Molina e Lino, esterni di centrocampo rispettivamente di destra il primo e di sinistra il secondo, trainano in avanti azioni di gioco che trovano in Alvaro Morata e Antoine Griezmann, entrambi in ottima forma, la migliore fin qui da quando sono a Madrid, gli alfieri più rappresentativi dell'armata del Cholo. Del 3-5-2 tipico anche dalle parti di Milano, è la fascia dell'ex Udinese il versante più sfruttato nella costruzione della manovra, più imprevedibile invece quella affidata per lo più al brasiliano classe '99, che all'avversario a lui speculare nella formazione nerazzurra ha da invidiare non poco l'abilità nel crossare, a lui non così familiare. Non è un caso che il 40% delle azioni manovrate dalla squadra spagnola partono dal lato destro, zona di campo nel quale deliziano i tocchi di classe di Marcos Llorente che negli scambi con il Petit Diable non lasciano sguarnite di 'wow' le partite dell'Atleti. Trentadue i gol messi in rete dalla squadra in Liga, diciassette quelli in Champions League, per un totale di 49 reti arrivate per il 75% su azione manovrata, al cospetto di un misero 16% di gol segnati in contropiede. Dati che attestano l'abilità e la forza di una squadra cresciuta anche nel giropalla produttivo e non solo nello sterile possesso di cui spesso era bollata in passato. Il senatore Koke in cabina di regia, coadiuvato da Llorente e Niguez come mezzali, fa del centrocampo degli spagnoli uno dei più attrezzati di questa Champions: testimonianza di ciò ne è il dato che attesta come il 45% delle azioni della squadra si svolgono proprio nella zona centrale del rettangolo verde e ben il 66% dei tiri partono da zone centrali. Le fasce innescano, il centrocampo crea, serve e talvolta finalizza.
Insomma una gatta non facile da pelare per l'Inter di Inzaghi che di fronte avrà la più simile delle avversarie, quest'anno meno 'juventina' che in passato: meno corto muso e più sfrontatezza, meno ermetismo e più espressionismo. Un'apertura che però espone la squadra a qualche rischio maggiore rispetto al passato. Sofferente contro giocatori di qualità la squadra di Simeone, al netto di compattezza e solidità, potrebbe subire non poco la qualità dei giocatori nerazzurri: dall'estro di Dimarco, passando per la qualità dei centrocampisti di Inzaghi come Mkhitaryan e Barella, senza dimenticare le seconde linee. Potrebbe ad esempio essere la gara giusta per vedere sbocciare definitivamente il talento di Kristjan Asllani e Davide Frattesi.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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