Le ricorrenze arrivano in momenti che non si possono scegliere. A volte cascano a fagiolo. Altre- come in questo caso - il clima di festa stona con il periodo che si è vissuto e con quello che si vive.
L'Inter festeggia i propri 111 anni di storia nel momento più complicato della propria stagione, e forse nel frame più incerto dell'anno e mezzo della gestione Spalletti. La celebrazione dell'anniversario cade nella giornata in cui a San Siro arriva la Spal di Leonardo Semplici. Una squadra in crisi, quella ferrarese, ma sempre ostica da affrontare. Insomma, la classica buccia di banana su cui una squadra con l'equilibrio - mentale e fisico - più che precario potrebbe cascare. Considerando anche che la settimana che arriva è di quelle che possono svoltare una stagione.
La partita contro gli spallini arriva nel mezzo del doppio confronto di Europa League contro l'Eintracht Francoforte, e a una settimana dal derby, che mai come quest'anno é un appuntamento da non fallire. La situazione ideale in cui tirare un attimo il fiato, respirando a pieni polmoni prima di due tappe dove bisogna arrivare con la giusta dose di concentrazione e serenità. Il pre-partita dà fiducia e tranquillità ad un gruppo ormai da mesi (come la storia insegna) nell'occhio del ciclone. Tifosi euforici, sfilata di stelle e campioni del passato. Clima estivo con lo sfondo del -4 dal Milan.
Spalletti deve fare i conti con un'emergenza da horror, altro che clima festoso. Ancora out Icardi, senza Nainggolan, con un Perisic a mezzo servizio in panchina, la notizia migliore rimane il ritorno in tuta di Keita Baldé, soprattutto in vista della sfida di giovedì, quando anche Lautaro Martinez guarderà la partita dalla tribuna. La stessa tribuna orfana ieri dell'ex capitano Maurito.
Nel 4-2-3-1 proposto dal tecnico di Certaldo, sulla trequarti al fianco di Politano spazio a Joao Mario e Asamoah, che per un motivo (fuori lista) o per l'altro (squalifica) non potranno dare il proprio contributo contro l'Eintracht. In mediana al fianco dell'irrinunciabile Brozovic, c'è Gagliardini, un altro che contro i tedeschi non sarà utilizzabile.
Il primo tempo è a tinte bianconere. Non per il clima amarcord in cui San Siro si cala ogni 9 marzo (o giù di lì). Piuttosto, perché la squadra di Spalletti rimane 'ingabbiata' dalla fisicità della Spal, occupata più che a creare, ad annullare. Lo stesso fa l'arbitro Calvarese con il gol di Lautaro Martinez al minuto 31. Un tocco di braccio - netto - dell'argentino, che vanifica movenze e rete da attaccante vero. Un fischio corretto che fa riemergere i fantasmi degli errori arbitrali (subiti) a Firenze e Cagliari. Sempre tra fischi, questa volta dei tifosi, si chiude un primo tempo difficile da decifrare, Non prima di due defezioni eccellente, che rendono il bollettino medico nerazzurro sempre più simile ad un referto di guerra. Brozovic (risentimento ai flessori) e Miranda (frattura del setto nasale) abbandonano prematuramente la nave tra finale di prima frazione e intervallo. Lasciano il posto a Candreva e Ranocchia, componenti di un'Inter sempre più made in Italy.
Entrambi i gol nerazzurri, infatti, sono a tinte tricolore, e arrivano nel giro di 10'. La sblocca Politano, con un movimento rapido nello stretto in area di rigore, su pallone del solito, dinamico, Lautaro Martinez. Girata e sventola di mancino, che entra in porta complice anche una deviazione. Siamo al 68'. Una decina di giri di orologio più tardi, è Gagliardini a girare in rete un tiro-cross di Cedric e a trovare il bersaglio grosso di destro, con movenze da centravanti navigato. Una gioia tutta dedicata al figlio che arriverà la prossima estate. "Già ti amo" recita la maglietta del Gaglia. E la festa può avere inizio. Almeno per una domenica.
Già, perché, che sia festa o ultimo grido, saranno i prossimi 7 giorni a definirlo. Ritrovare il successo in campionato dopo 3 settimane di astinenza è importante, anche se contro un avversario assolutamente alla portata, specie per la quarta forza del campionato, con ambizioni di salire a breve termine. Tra soli 7 giorni San Siro sarà addobbato come per le grandi occasioni, per fare da palcoscenico al derby più importante dell'ultimo lustro. Contro i cugini del Milan, a cui tutto sembra girare a favore.
Ma prima c'è da pensare all'Eintracht Francoforte. La sfida contro i tedeschi é il vero test per comprendere il punto di maturazione raggiunto dall'Inter nell'ultimo biennio scarso. Per crescere, per arrivare ad una dimensione da 'big', c'è da gestire il doppio (in teoria anche triplo) impegno, alternandosi tra confini nazionali e internazionali. La sfida assume contorni ancora più epici per l'emergenza con cui ci arriva la squadra di Spalletti. A centrocampo, JM e Gaglia sono fuori lista, Nainggolan e ora Brozovic ai box, con Asamoah squalificato. Toccherà inventarsi qualcosa. Come in attacco, dove anche Lautaro dovrà scontare un turno di squalifica, e si rincorre il recupero a tempo di record di Keita. Un po' come si fa con quello di Icardi per il derby di domenica prossima.
L'ex capitano ieri é stato l'assente di lusso in una giornata in cui ogni interista avrebbe voluto esserci. Sono accorsi oltre 61mila spettatori nerazzurri per vivere un pomeriggio da Inter, con l'Inter. Un pomeriggio ideale per porre fine ad una diatriba che sembra cominciare a vacillare, sotto i colpi di Beppe Marotta. Perché nessuno come l'ad sa che in un momento come questo, di una stagione come questa, serve anche un pezzo da novanta come Maurito. Nella crisi di uomini di questo periodo, sarebbe importante il recupero fisico e morale di uno coi suoi numeri.
Eppure, la festa di ieri ha proposto un solo numero. 111. Gli anni di storia dell'Inter. 111 anni per la società nerazzurra, che ora vive un periodo complesso. Ma che sa compattarsi nelle necessità, come ha fatto in passato e come saprà fare in futuro. A partire dal doppio impegno di settimana prossima. La vittoria sulla Spal può essere la ventata d'aria fresca. La domanda sorge spontanea: e se la festa iniziasse ora?
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Autore: Federico Rana / Twitter: @FedericoRana1
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