Milano, 4 settembre 2022. Quinta giornata di campionato (ancora in corso), giorno dopo del derby di Milano, il primo dopo il 22 maggio scorso. Secondo banco di prova per la squadra di Inzaghi dopo il passo falso nel primo test stagionale importante due turni fa con la Lazio. Secondo test di parecchio probante che finisce però a rendere giustizia al detto 'due indizi fanno una prova'. Le sconfitte con i biancocelesti e quella di ieri contro il Milan, inutile nascondersi, sono più che due semplici indizi e il bilancio di questo avvio di stagione, complicato sì da un calendario ingeneroso, da un inizio particolarmente anticipato e in pieno mercato e da tutte le contingenze del caso, ha già fatto suonare qualche sirena d'allarme. Due sconfitte su cinque partite e il Bayern Monaco sull'uscio di casa; se è vero che il tempo non è ancora tiranno, la lezione della stagione scorsa non sembra comunque essere servita. "Noi dobbiamo fare quello per il quale abbiamo lavorato in settimana e ricordare quello che era successo l'anno scorso" erano state le parole di Lautaro Martinez nel pre-gara, parole che non hanno trovato riscontro sul campo: la squadra non solo non sembra minimamente aver applicato quanto appreso in settima, diversamente sarebbe grave; non ha neppure e soprattutto ricordato quanto successo l'anno scorso, al derby ma anche nel corso della stagione.
SEI PUNTI PERSI IN DUE PARTITE e pure meritatamente, con appunti da fare su vari livelli e sotto diversi punti di vista, varie cose su cui riflettere, dal carattere e personalità della squadra visti ieri sera agli sbandamenti e sbarellamenti tattici che meritano una profonda analisi. Almeno due sui tre gol della squadra di Pioli si sarebbero potuti e dovuti evitare e che diventano un concorso di colpa della difesa nella sua totalità che dovrebbe far drizzare le orecchie ad allenatore e società, che ha - peraltro - rischiato di lasciare Inzaghi senza sostituto di Ranocchia e vice De Vrij. La differenza tra l'avere un portiere e non averlo è tutta lì, leggibile a chiare lettere nella partita di ieri, durante la quale ha giganteggiato l'estremo difensore di Stefano Pioli, lo stesso Maignan che già nel derby di ritorno di campionato dello scorso anno aveva mostrato ai nerazzurri di che pasta fosse fatto. Non si può certamente parimenti dire di Samir Handanovic, sempre più in evidente stato calante che al cospetto del dirimpettaio ha suscitato a tratti sconforto. Incolpevole sul terzo gol, mette del suo nei due precedenti, coadiuvato però da una linea difensiva che ha imbarcato acqua in ogni zona. Ancora non in forma Bastoni e palesemente lontano dai suoi standard; insufficiente Skriniar, prosciugato da lavoro sporco e soprattutto da Rafa Leao; e non privo di défaillance De Vrij. Se 'la differenza tra l'avere un portiere e non averlo è tutta nel risultato del derby di ieri', la causa del risultato del derby di ieri non è - però - affatto tutta in quella, seppur clamorosa, differenza. Lo stesso piacentino difatti non è esente da giudizio e colpevolezze, come lui stesso ammette, per ciò finito come tutti sotto lente d'osservazione e obbligato ad oliare un meccanismo che al momento è evidentemente inceppato e al quale va trovato rimedio immediato per evitare, per l'appunto, di ripetere quanto già sbagliato lo scorso anno. Sperperare punti in giro per le varie giornate, e ancor più grave non riuscire a scavalcare l'ostacolo big match potrebbe, a fine corsa, pesare più di quanto sembri allo stato attuale.
MAROTTA - "Sicuramente è una partita molto importante perché si sa che quando si gioca un derby non bisogna mai guardare la posizione in classifica bensì il contesto. Le emozioni e le motivazioni sono particolari" aveva detto Marotta prima del fischio d'inizio del derby, anche in questo caso, parole che hanno trovato un disatteso e non auspicato epilogo che brucia tre volte tanto per la caratura dell'avversario e tutto il contesto che lo ingloba. Rivincita e riscatto rimandati con rabbia, dispiacere e magari persino un po' di frustrazione, a qualche mese dallo scudo al Milan e l'Italia tornata rossonera anche Milano è tornata a vestire gli stessi colori del 'Diavolo'. Danno e beffa, ma soprattutto danno perché ai punti persi si aggiungono quelli guadagnati dai cugini, in classifica e moralmente. Se “le ambizioni sono tante" come dichiarato dall'ad nerazzurro prima del derby, il 3-2 finale della stracittadina della Madonnina non sembra dargli ragione, o meglio, nel nome delle tante ambizioni sopraccitate impone uno stream of consciousness generale che coinvolge tutti, dalla società all'allenatore, passando per dirigenza e giocatori, con una sola domanda fondamentale alla quale urge risposta: "Ho personalità e uomini all'altezza delle tante ambizioni che ho?"
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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