L’Inter ha cominciato a correre, in campionato e in Champions League, grazie all’enorme lavoro di Luciano Spalletti. Il tecnico toscano ha lavorato senza tregua (come piace a lui) quest’estate per assemblare i pezzi che la società aveva recapitato ad Appiano Gentile: la base di partenza era il 4-2-3-1 con cui Icardi e compagni avevano conquistato l’ingresso alla UCL nella scorsa stagione, ma a causa dei ricambi di alcuni giocatori chiave (leggasi: Rafinha e Cancelo) si sono dovuti aggiustare alcuni meccanismi che senza gli stessi interpreti della stagione 17/18 hanno perso di efficacia. Il lavoro in fase di mercato è stato incentrato sul modellare una rosa di doppi ruoli che sostenessero gli impegni di quest’anno e permettessero a Spalletti di giostrarsi sul 4-2-3-1, anche se alcuni elementi in rosa suggerivano (come ad esempio Keita o Politano) suggerivano dei piccoli cambiamenti di spartito, che potevano contribuire a rendere l’attacco dell’Inter meno monotematico come visto l’anno scorso. Tuttavia, la carta che ha sparigliato il tavolo è arrivata dall’Argentina, con il patrocinio di Diego Milito: Lautaro Martinez è arrivato in punta di piedi, con i tifosi dubbiosi e impauriti nell’innamorarsi di un altro talento sudamericano dopo il primo atto di un amore tradito che porta il nome di Gabriel Barbosa. Al Toro sono bastati una manciata di minuti in Serie A per far capire di che tipo di giocatore sia sbarcato a Milano; e ha costretto Spalletti a ripensare all’idea di Inter e ad immaginare un futuro a due punte, dove Icardi e Martinez co-esistono e rappresentano una minaccia di livello mondiale.

PROVE D'INTESA - Un timido approccio di quella che potrà essere in futuro la coppia di attaccanti dell’Argentina si è avuto nella gara contro la Spal, dove Spalletti è ricorso al doppio centravanti per sbloccare una partita che si era complicata. Anche in questo caso, sono bastate poche azioni per rinsaldare l’idea che Lautaro sia un calciatore differente e possa coesistere con Icardi: nell’azione che porta al gol, Maurito si trova magicamente solo, perso dall’intera difesa avversaria. Se ad un primo impatto sembra sia stato un imperdonabile errore da parte di Felipe e soci, se si analizza nel dettaglio si intuisce il peso specifico del numero 10 nell’economia dell’azione.
 


In quest’occasione si intravede il lavoro oscuro che ha portato a termine grazie ad un movimento complementare a quello di Icardi: se uno cerca la profondità allungando la difesa verso il fondo, l’altro rientra e sfalda il meccanismo difensivo di Semplici. Senza dimenticare l’apporto di un giocatore d’assalto come Vecino, sempre più al centro di questo tipo di azione. È lui a portare fuori strada il terzo centrale, Felipe, tenendolo occupato in marcatura a uomo. Inoltre, la testimonianza della fiducia che Spalletti ha in Lautaro si può trovare pochi minuti dopo, a risultato acquisito: nel momento dell’ultimo forcing della Spal, è Icardi (e non Nainggolan) a lasciare il posto a Gagliardini. Lautaro ultimo terminale, a dover tenere su il pallone e fare il lavoro sporco. A fine gara, Spalletti è stato imbeccato sull’ipotesi della convivenza tra i due giocatori e ha risposto alla sua maniera, citando parole d’ordine come equilibrio e tempo. Ma esiste un modo per farli coesistere? L’unica risposta che conta è quella che vedremo sul campo, ma sicuramente possiamo provare ad abbozzare alcune ipotesi.

In primo luogo, Icardi e Martinez sono accomunati esclusivamente dal senso per il gol. Per il resto, il loro bagaglio tecnico è completamente differente. Se Maurito è l’attaccante perfetto per una ripartenza veloce e per il suo modo di intendere il calcio in verticale, Lautaro è in grado di sfruttare meglio il suo corpo per far salire la squadra e guadagnare diversi falli che permettono alla squadra di alzare il proprio baricentro. In fase di non possesso, sono assolutamente complementari: sanno gestire i tempi del pressing in maniera ottimale, facendo densità sul portatore di palla ma preoccupandosi anche di chiudere le linee di passaggio principali. Quando sono stati provati insieme, nelle ultime amichevoli pre-campionato, hanno dimostrato di poter far parte dello stesso ingranaggio di difesa. Tuttavia, Lautaro era stato utilizzato al posto dell’assente Nainggolan e non con un giocatore alle loro spalle. Da questa situazione passa l’equilibrio di tutta l’Inter. Quali sono le opzioni più concrete di vedere Lautaro e Icardi insieme?

IL CENTROCAMPO A TRE - Se l’Inter avesse avuto questa coppia una quindicina di anni fa, non ci sarebbero stati dubbi: 4-4-2 granitico, con Nainggolan in coppia con Brozovic e lì davanti quei due a dar battaglia al mondo. Tuttavia il calcio è cambiato e di conseguenza, gli allenatori devono occuparsi di intendere la disposizione in campo in maniera più articolata, complessa e fluida. Di conseguenza, si può ipotizzare un infoltimento del centrocampo con l’ingresso di Gagliardini a dare equilibrio: un 4-3-1-2, dove ad essere sacrificati sono gli esterni a favore di un addensamento del centrocampo, dove la chiave sarà la risalita del campo e la profondità che la coppia lì davanti riuscirà a dare. Ci immaginiamo una fase di possesso rapida, dove Lautaro e Icardi si preoccupano di aprire il campo all’inserimento di Nainggolan o si posizionano per raccogliere un lancio lungo di De Vrij e Skriniar, da appoggiare ad uno dei tre centrocampisti. In fase di non possesso, si potrebbe rischiare contro squadre che fanno delle fasce laterali la loro principale arma: in questi casi, Spalletti utilizza i suoi esterni come primo ostacolo da sormontare. In questo caso, ci dovrebbe essere un lavoro di chiusura coordinato da parte della punta e della mezzala, che vanno a chiudere quella porzione di campo e rallentano l’azione. In fase di transizione negativa, ovvero quando l’Inter perde palla, tuttavia una densità maggiore a centrocampo potrebbe evitare situazioni di 1vs1 o di inferiorità numerica. La conditio sine qua non per l’implementazione di questo modulo è la crescita di Roberto Gagliardini, che dopo i primi sei mesi ottimi non si è ancora riuscito a ripetere. Quest’anno, subentrato a partita in corsa è riuscito ad incidere, ma manca ancora di quella continuità e di quella capacità d’incidere sottoporta che ne aumenterebbero le quotazioni per una maglia da titolare. 

LA DIFESA A TRE - Un’altra ipotesi, che in parte stravolgerebbe l’organizzazione della squadra, ma che sembra fattibile è il 3-4-1-2, dove viene rispolverata la difesa a 3 non solo in fase di impostazione (che, ricordiamo, l’Inter utilizza abitualmente) ma anche in fase di non possesso. Spalletti ha ammesso come quest’ipotesi potrebbe concretizzarsi nel corso di una lunga stagione, a seconda di come si evolveranno gli eventi e la situazione degli infortunati. A questo primo ragionamento del tecnico interista, abbiamo implementato la possibilità di vedere entrambe le posizioni esterne ricoperte da giocatori croati: Vrsaljko a destra e Perisic a sinistra. L’anno scorso Spalletti ha detto che il 44 dà il meglio di sé vicino alla porta, ma se ha campo davanti a sé per far valere il suo strapotere fisico potrebbe risultare ancor più devastante. Sarà lui l’ago della bilancia dell’Inter, in questo caso, visto che per il resto la formazione rimarrebbe invariata: coppia di centrocampo Brozovic e Vecino e Nainggolan dietro alla due punte. Inoltre, sugli esterni ci sono giocatori come Candreva che hanno dimostrato di essere a loro agio nello spingere a tutta fascia, mentre Keita potrebbe essere utilizzato come seconda punta (lì dove fece benissimo nell’ultimo anno alla Lazio) e Politano come jolly offensivo. Al di là del mero schieramento in sé, come dicevamo, l’Inter con questa disposizione avrebbe idealmente un possesso palla più agevolato, come dimostrato dalla difesa a 3 vista nella prima parte di partita contro il Torino. E sempre in fase di non possesso, i cambiamenti sono esigui: l’Inter ha dimostrato di soffrire quando, contro un attacco che utilizza tutto il campo in ampiezza, le maglie della difesa si allargano. In questo caso, i giocatori avrebbero le spalle coperte da una difesa che - arretrando - si trasformerebbe in un 3-5-2 classico a copertura delle zone nevralgiche di gioco. 

Giunti alla fine, va specificato una volta in più come noi non abbiamo risposte sul futuro, ma che queste sono ipotesi che, per essere confermate, vanno incontro a mille variabili. La domanda a cui abbiamo cercato di rispondere a trovato risposta? No, perché Spalletti non si è ancora sbilanciato in merito alla formula con cui questa avverrà. Abbiamo provato a raccogliere indizi, disseminare osservazioni, in modo tale da arrivare quanto più pronti possibile al momento in cui Lautaro e Icardi giocheranno insieme. Sicuramente, sarà un bello spettacolo. 

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Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 10 ottobre 2018 alle 17:25
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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