Javier Zanetti, ex capitano e vicepresidente dell'Inter, ha ripercorso le tappe della sua carriera in nerazzurro durante la presentazione del libro "Volare Libero" del suo ex compagno di squadra Gianluca Pagliuca. "Arrivai all'Inter nel 1995 che ero molto giovane, Gianluca era sicuramente uno dei leader, come lo Zio e guardavo tutto quello che facevano loro e da lì è iniziata la mia carriera. Non è stato facile per me, quando sono arrivato all'Inter ero uno sconosciuto, appena ho messo piede lì mi sono detto che era la mia grande opportunità di dimostrare che ero pronto ad affrontare una sfida con grandi campioni. Il calcio italiano era il primo del mondo".

"Moratti è un signore, una persona sempre a disposizione. Come capitano non ho mai discusso di un premio con lui, perchè sapevo che se fosse arrivata la vittoria sarebbe arrivato lui. Nessuno si azzardava a dire il contrario - ha ricordato Zanetti -. Si era creato un rapporto di famiglia, l'Inter per me è sempre stata una famiglia e nel 2010 quando abbiamo vinto tutto credo che si siano unite tutte le componenti, ovvero tifosi, società e squadra. Eravamo una cosa sola che andava avanti con un allenatore come Mourinho che ci ha portato ad andare oltre. Si era creato un gruppo fatto di grandi uomini, le cose che succedevano nello spogliatoio venivano risolte fra di noi, non doveva intervenire la società, e poi si andava avanti".

"Quando mi sono rotto il tendine d'Achille quasi a 40 anni ho detto che dovevo smettere giocando. Quando sono rientrato, dopo la partita, sono tornato nello spogliatoio e tutti mi hanno abbracciato. Lì ho capito che era la mia ultima stagione, ho dimostrato che potevo smettere giocando a calcio - ha concluso -. Dopo l'Inter mi ha proposto di essere vicepresidente, sono stato subito felice ma per farlo devi essere molto responsabile. Non pretendevo di diventarlo solo per la carriera, allora mi sono subito iscritto alla Bocconi, ho fatto un percorso di studio tra finanza e marketing".

Sezione: Focus / Data: Gio 02 marzo 2023 alle 20:32
Autore: Raffaele Caruso
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