Sono giorni difficili in casa Inter. In poche ore si è passati da un clima di generale entusiasmo ad uno a tratti "catastrofico". Colpa del passaggio di Dybala alla Roma, del duello perso sul mercato con la Juve per Bremer e dalla paura di perdere nonostante tutto Skriniar.

Lo striscione esposto dalla Curva Nord sotto la sede nerazzurra è l'emblema di quello che ogni tifoso interista sta provando in questi giorni. Se il capitolo Dybala è stato "abbandonato" ad un certo punto dalla dirigenza dell'Inter (qualcosa da ridire ci sarebbe dal punto di vista comunicativo) che ha scelto di puntare, sotto ordine di Inzaghi, su Lukaku, quello di Bremer è molto differente.

Hai trattato un giocatore per diversi mesi, hai incassato da tempo il suo sì e in pochi giorni te lo sei fatto soffiare dalla Juve. Le famosissime narrazioni giornalistiche anti Inter però, va detto, sono state troppo eccessive.

"Inter beffata" è un titolo che non si vedeva l'ora di sbattere nuovamente in prima pagina e in molti hanno dimenticato un particolare: la Juve ha ceduto De Ligt e lo ha sostituito con Bremer. Non ha aggiunto Bremer e le cose cambiano di gran lunga. Sui nostri social abbiamo chiesto ai tifosi nerazzurri chi preferiscono tra Skriniar e Bremer, inutile dirvi qual è stato il risultato finale del sondaggio.

Ecco perché tutto dipende da Skriniar. Qualora lo slovacco rimanesse in rosa, sarebbe questo il vero colpo di questa sessione di calciomercato. Una sua permanenza non cambierebbe di una virgola la forza del reparto difensivo di Inzaghi. Il sesto difensore in questo caso potrebbe essere chiunque, ma perso Bremer, Skriniar deve restare.

Un suo "sacrificio" infatti poteva essere digerito a metà (solo a metà perché lo slovacco è l'emblema dell'interismo, come giocatore ma soprattutto come uomo) con gli arrivi del brasiliano, miglior difensore della Serie A nella passata stagione, e di un altro difensore come Milenkovic. Un piano andato in frantumi e che ora "obbliga" la dirigenza a inventarsi altre strade per raggiungere il famoso +60 entro il 30 giugno 2023. Le parole di Marotta non sono rassicuranti, la speranza resta quella di non dover fare i conti con rilanci da Parigi. 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 23 luglio 2022 alle 00:00
Autore: Raffaele Caruso
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