È tornata la voglia di Inter, nonostante una certa Inter non esista più. I tifosi, attraverso il rinnovo degli abbonamenti, stanno confermando che anche quest'anno saranno il dodicesimo uomo in campo, ma con un entusiasmo e una curiosità sicuramente maggiori di quelle manifestate nelle ultime tre stagioni. Ed è tornata la voglia di Inter nei giocatori. Hanno abbandonato a malincuore gli eroi del Triplete, non vuole sapere di cambiare aria anche chi rischia di rimanere fuori dalla possibile formazione titolare, i nuovi arrivati sbarcano alla Malpensa con il sorriso stampato sul volto. Questa è la prima vittoria di Erick Thohir e di una dirigenza in gran parte rinnovata.

Non è servito molto tempo ai successori di Massimo Moratti per capire le esigenze del tifoso interista, assecondarle e per di più senza troppa fatica. Come se fossero anche loro nati con il sangue nerazzurro, seppur provenienti da mondi lontani.  Diciamocelo chiaramente, l'avvento di Erick Thohir aveva disorientato la maggioranza del popolo interista. Il nome Moratti pesava, pesa e peserà sempre come un macigno. Lo dice la storia. Di padre in figlio, una storia leggendaria per la sponda calcistica più nobile del naviglio. Tanti pensavano, leggendo ogni giorno di una trattativa che stentava a chiudersi, che alla fine Moratti non avrebbe venduto la sua creatura, nonostante fosse finita definitivamente l'era d'oro del mecenate. Poi, quando invece la cosa è divenuta realtà, mille pensieri si sono accavallati. I più ottimisti credevano fosse arrivato dall'Indonesia un miliardario senza fondo che avrebbe portato all'Inter fuoriclasse a suon di milioni. Altri invece temevano un pericoloso salto nel vuoto, con un futuro più nero che azzurro disegnato da mercenari senza cuore e senza scrupoli. In pochi, compreso il sottoscritto, hanno subito capito l'importanza di Erick Thohir all'Inter in questo particolare periodo storico. Il matrimonio funziona, l'uno ha bisogno dell'altro e Moratti vigila sempre con il suo 30%.  

Il club ha intrapreso la strada che in pochi anni dovrà portare al pareggio di bilancio, Thohir unisce una passione adolescenziale alla necessità di fare business. Per lui, ma anche per le casse nerazzurre. Molte cose sono quindi cambiate e molte cambieranno, come ad esempio la sede del ritiro estivo a partire dalla prossima stagione. Non più a Pinzolo, ma in Asia. Non sarà troppo comodo ed economico per i tifosi abituati a coniugare le vacanze con la passione per l'Inter, ma se questo servirà per "l'aggressione" a nuovi mercati, ben venga. In parallelo, il nuovo management mantiene il Dna interista. Thohir lo ha subito mostrato quando polemizzò duramente con lo juventino Marotta per la vicenda Vucinic. O quando invitò al Meazza tanti giocatori che hanno scritto la gloriosa storia nerazzurra. O quando, semplicemente, il 15 novembre del 2013 strappò più di un sorriso intonando in uno stentato italiano, il coro d'ordinanza: "Chi non salta rossonero è", durante la conferenza stampa che seguì la sua investitura a Presidente. Insomma, potrebbe avvicinarsi prima del previsto la data in cui vedremo uno striscione in Curva Nord con su scritto: “Thohir uno di noi”.  

Previsioni a parte, godiamoci questa marcia di avvicinamento al Campionato e all'Europa League. Il mercato piace, Piero Ausilio gioca di prestigio e con pochi esborsi, ma senza cessioni eccellenti, sta portando all'Inter giocatori di valore e funzionali al tecnico. Forse anche per questo Mazzarri sembra migliorato. Più sciolto, meno impegnato a litigare con le povere bottigliette d'acqua, più convincente verso un gruppo che dopo le prestazioni alla Guiness Cup merita di essere chiamato Squadra. Troppo ottimismo? Chissà. Ma nel calcio le sensazioni contano e non credo che ci siano in questo momento troppi tifosi interisti con sensazioni negative, anche quelli ipercritici per statuto.

(E vuoi vedere che dopo le prime vittorie inizierà a piacermi anche la maglia???)

Sezione: Editoriale / Data: Mer 06 agosto 2014 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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