Poche ore prima dell'entrata in scena di fantasmi e scherzetti, l'Inter sfugge a un trappolone da film horror. Solo chi non segue il campionato o non l'ha mai visto giocare poteva pensare che l'Empoli fosse un avversario morbido per i nerazzurri, l'ideale per risollevarsi dopo la delusione post-Juventus. Invece il campo ha confermato le aspettative di chi è ferrato sull'argomento e senza la sacrosanta espulsione di Goglichidze chissà quanta fatica sarebbe costata un risultato positivo. C'è da aggiungere, aperta parentesi, che Marcus Thuram sia ben poco apprezzato dai difensori avversari, non foss'altro per i frequenti tentativi di stroncargli la carriera sfociati, per fortuna, solo in espulsioni da VAR degli esecutori. Chiusa parentesi.

Il 3-0 finale del Castellani, sicuramente agevolato dalla superiorità numerica, ricorda in molti sensi l'esito di due anni fa: prima frazione di difficoltà, un po' anonima negli ultimi 25 metri e festa del gol aperta a inizio ripresa da Romelu Lukaku, che poi firma lo 0-2 arrotondato nel finale proprio da Lautaro Martinez. Basta sostituire il nome del belga con quello di Davide Frattesi e il gioco è fatto. Proprio l'ex Sassuolo è l'immagine dell'Inter vista in Toscana ieri pomeriggio: non benissimo nel primo tempo, difficoltà a farsi trovare e tendenza a nascondersi. Determinante, con la giusta ferocia, nel secondo con una doppietta che ha steso i ragazzi di Roberto D'Aversa e al contempo un tappeto rosso per i propri compagni verso la vittoria. Si potrà dire tutto sul centrocampista romano, ma non che non sappia fare la differenza a certi livelli quando serve. E finalmente sta trovando lo spazio che sgomitando è riuscito a ritagliarsi.

Nel complesso la squadra ha saputo reagire al 4-4 dal sapore di sconfitta con i bianconeri e soprattutto alla voce grossa del Napoli in casa del Milan la sera prima. Un risultato diverso dalla vittoria avrebbe gettato nello sconforto gran parte dei tifosi interisti, assai predisposti allo psicodramma. Invece questo ostacolo è stato superato, non brillantemente ma in modo convincente e tanto basta. Simone Inzaghi si è fidato ancora di Nicolò Barella in cabina di regia, rinunciando alla tentazione Piotr Zielinski (glaciale dal dischetto quanto permeabile in fase difensiva contro la Juve) e ottenendo in risposta una prestazione coerente e completa, addirittura in crescendo nonostante gli straordinari cui il sardo è stato sottoposto ultimamente.

E c'è infine da registrare l'esordio di Tomas Palacios con la maglia nerazzurra. Pochi minuti, nel ruolo di braccetto, per avere qualcosa da raccontare ad amici e parenti. E magari tra qualche anno questa banale trasferta empolese verrà ricordata soprattutto per la prima tacca di una carriera, si spera, ricca di soddisfazioni.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 31 ottobre 2024 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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