Sei sconfitte in diciannove partite, comprese le cinque finora disputate in Champions League. Sei sconfitte sono tante, troppe per una squadra uscita oggettivamente rinforzata dal mercato estivo e che qualche addetto ai lavori a inizio stagione si era azzardato a considerare l'anti-Juve. Eppure rimane la sensazione che questa Inter sia più forte, più solida e anche più bella di quella della scorsa stagione, quando, di questi tempi, si veleggiava in testa alla classifica. L'ottimismo è alimentato da alcune prestazioni che, pur non avendo avuto il conforto del risultato, hanno proposto una squadra che cerca di fare sempre la partita, andando a occupare per gran parte della gara, la metà campo avversaria.
È avvenuto anche nel temutissimo Allianz Stadium contro una Juventus che, almeno in Italia, dimostra una forza e una mentalità vincente che non lascia scampo da ben sette stagioni. Il primo tempo di Torino merita applausi se si considera dove si voglia arrivare, ossia giocare contro chiunque con la giusta spocchia della grande squadra che non ha paura di osare e che parta sempre per vincere, in casa e fuori. Quei 45 minuti sono stati un bel mix di possesso palla e penetrazioni veloci che hanno messo a più riprese in affanno sia il centrocampo che la celebrata difesa bianconera e solo il maledetto palo colpito in modo goffo da Gagliardini al termine di una splendida azione, ha impedito alla Beneamata di passare in vantaggio nella inespugnabile tana della nemica di sempre. Subito dopo un'altra occasione avrebbe meritato miglior sorte, ma Icardi e Perisic si sono disturbati a vicenda e al croato è riuscito solo un tiro sbilenco che, senza ostacoli e frenesie, avrebbe fatto la fotografia al sette della porta difesa da Szczesny. Tant'è.
La nota negativa riguarda il rapporto tra gioco espresso e reali occasioni da gol create. Poche, troppo poche per sperare di farla franca contro una Juventus che prima o poi il gol lo segna. E infatti, nella ripresa, dopo la terza e ultima palla-gol fallita da Politano, è cambiato il vento ed è arrivata l'inevitabile sentenza, frutto dei soliti errori di concetto e mentali e della discutibile scelta dell'allenatore di rinunciare al suo elemento migliore, sostituendolo non con un pari ruolo, ma con un Joao Mario che, spostato sulla fascia, ha abbassato la squadra di una ventina di metri, invitando così il signor Cancelo a trasformarsi in ala pura in grado di sfornare il cross vincente per lo straordinario Mario Mandzukic.
Ho parlato di scelta discutibile da parte di Luciano Spalletti, non errata in assoluto, perché lui di mestiere fa l'allenatore e il sottoscritto non ritiene di possedere le competenze adeguate in materia per esprimere un giudizio netto pensando che corrisponda a verità assoluta. Ma il calcio in Italia è popolare proprio perché ognuno può esprimere la sua verità, che per la stragrande maggioranza delle volte risulta condizionata dal risultato finale.
Risultato che condanna l'Inter e ci dice, forse, che l'allenamento quotidiano sul possesso palla sta dando i suoi frutti, ma che manchi ancora una capacità specifica a chiudere con il gol le belle azioni proposte. L'unico esente dalla critica, sono i numeri a suo favore che parlano, si chiama Mauro Icardi. Ma lo stesso bomber nerazzurro a volte soffre della mancanza di uno vicino che parli la sua stessa lingua quando si tratta di inquadrare la porta.
I rocamboleschi pareggi di Roma e Lazio e quello del Milan contro il Torino dell'ex Mazzarri, hanno comunque reso meno dolorosa la sconfitta con la Juventus se pensiamo al raggiungimento di un posto che garantisca la disputa della Champions League anche la prossima stagione. Quello che fa male sono i 14 punti di distacco dalla capolista dopo sole 15 gare disputate. Non credo che qualcuno in casa Inter abbia pensato realmente di poter vincere lo scudetto, ma una distanza così grande non va bene per niente. Luci ed ombre quindi, per un'Inter che domani vivrà la vera prima svolta della stagione.
Al Meazza andrà in scena la sfida con il Psv Eindhoven, ultimo atto del girone di qualificazione di Champions League. Contro i già eliminati olandesi sarà obbligatorio conseguire un risultato migliore di quello che farà il Tottenham al Camp Nou contro il già qualificato Barcellona. Se invece finisse a pari punti, gli inglesi volerebbero agli ottavi della massima manifestazione continentale e l'Inter si dovrebbe accontentare di una triste avventura in Europa League. Sarà una di quelle serate da vivere con grande tensione, non tanto per la paura che il Barcellona si faccia battere in casa, piuttosto che l'Inter non porti a termine la sua missione, ossia di battere il Psv per non uccidersi di rimpianti. Abbiamo già dato la scorsa stagione con Inter-Sassuolo e non ci sarà domani un Crotone a salvarci la pelle.
Tensione sì, ma nessuna paura. Tornare a vivere certe emozioni è quanto i tifosi nerazzurri speravano dopo sei anni di anonimato europeo. E la difficoltà del girone, frutto della quarta fascia in cui era inserita l'Inter, non poteva indurre a pensare ad una qualificazione agevole, anzi. I più indicavano l'Inter come sicura terza, dopo le favorite Barcellona e Tottenham. Invece, quella acquisita solidità e quella forza di cui parlavamo prima, ha consegnato alla Champions un'Inter in grado di fare i punti necessari per giocarsela fino all'ultimo e ancora con possibilità maggiori rispetto al Tottenham di Harry Kane e mister Pochettino. È vero che la vittoria con gli inglesi all'andata e il pari interno con il Barcellona sono arrivati all'ultimo respiro, grazie anche alla spinta di un Meazza meraviglioso dodicesimo uomo in campo, ma l'Inter vista finora in Champions ha le carte in regola per andare avanti.
Purtroppo Luciano Spalletti non potrà disporre a centrocampo dei migliori interpreti per questa gara dove sarà vietato sbagliare. Fuori lista Gagliardini e Joao Mario, e con un Radja Nainggolan che al massimo potrà andare in panchina, sarebbe indispensabile poter disporre dal primo minuto di Matias Vecino, non impiegato a Torino per un problema muscolare. Decisivo l'allenamento odierno per sapere chi sarà abile e arruolato. Ma il Psv Eindhoven, a prescindere dagli interpreti, si batterà soprattutto con la testa. Nessuna frenesia e fretta di segnare o di sapere cosa stia accadendo al Camp Nou. Bisognerà solo convincersi della propria forza, non sopravvalutare gli olandesi che se hanno un solo punto all'attivo, una ragione ci sarà, ma neanche pensare che vengano a Milano per turismo.
Ragionare, giocare con gioia, segnare e vincere la partita. Questo dovrà fare domani l'Inter e se poi il Tottenham sarà così bravo da compiere l'impresa a Barcellona, ci toglieremo il cappello e batteremo le mani. Ma senza dovere avere rimpianti.
Non so perché, ma credo che giocherà una grande gara Ivan Perisic, giustamente tra i più criticati finora, sia per un rendimento costantemente al di sotto delle sue possibilità, sia per le recenti dichiarazioni rilasciate secondo le quali il croato avrebbe voglia di Premier League. Parole che non hanno fatto certo piacere al popolo nerazzurro, ma “Ivan il Terribile” ora gioca nell'Inter e di lui tutto si può discutere, ma non che non si impegni al massimo per il club che lo paga profumatamente.
Il resto lo dovranno fare l'intensità con cui la squadra affronterà l'impegno e la serata di Maurito Icardi. Il capitano, sinora, ha già realizzato tre gol bellissimi e pesantissimi nella competizione che lo vede protagonista per la prima volta in carriera. Con l'eurogol al Tottenham e i sigilli mortiferi contro Psv e Barcellona, Icardi ha confermato di essere uno dei migliori realizzatori a livello europeo, e quindi, mondiale. Il Meazza sarà, come al solito, pieno. Calore e passione spingeranno i nerazzurri come nelle migliori notti europee che hanno contraddistinto la storia dell'Inter. In queste ore, nessuna polemica e massimo sostegno. La stagione sta per svoltare. Aspettavamo queste serate. Godiamocele.
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