Nello scorso editoriale, dopo la bella vittoria nel derby di Riyadh, chiedevo all'Inter di mostrare continuità, pensando alla partita trappola contro l'Empoli. La risposta è stata perentoria: no. Niente continuità dalle parti della sponda nerazzurra del naviglio. Si vince con il Barcellona, si vince con il Napoli strepitoso capolista in campionato, si batte il Milan nella finale di Supercoppa. Ma si perde inopinatamente in casa contro i toscani del bravo Paolo Zanetti, dando così di fatto l'addio alle residue speranze di rientrare nella lotta scudetto.
In questa stagione l'Inter è tornata a essere inaffidabile, vittima anche di situazioni legate alla difficoltà finanziarie della proprietà che a gioco lungo non possono non incidere sul rendimento della squadra. La vicenda Skriniar sta assumendo contorni quasi grotteschi. Un patrimonio dell'Inter, uno dei giocatori più forti della rosa, forse il più amato dal popolo nerazzurro, messo quest'estate sul mercato. Ma poi non ceduto, una volta perso l'obiettivo Bremer, ritenendo insufficienti i cinquanta milioni che offriva il Paris Saint-Germain.
E allora la dirigenza nerazzurra pensava fosse semplice un rinnovo di contratto da parte dello slovacco con uno stipendio nettamente superiore a quello percepito finora. Ma anche nettamente inferiore a quello che offre il club parigino di proprietà di uno sceicco senza limiti di spesa. E nel Psg giocano un certo Messi, un certo Mbappé e un certo Neymar, oltre all'amico Hakimi. Con la conquista della Champions League come obiettivo fattibile.
Come pensare dunque che Skriniar potesse fregarsene di tutto questo, rinnovando senza problemi con l'Inter? L'amore per la maglia, il senso di appartenenza? Purtroppo ingredienti di un altro calcio. Di un altro mondo. Skriniar è stato sicuramente uno dei più attaccati alla causa nerazzurra, lo ha dimostrato nelle sei stagioni all'Inter in cui, a precindere dalla bontà delle prestazioni (poche quelle scadenti) ha sempre giocato con il massimo impegno e il massimo rispetto dei tifosi della Beneamata. Assenti Handanovic e Brozovic, indossa anche la fascia da capitano come la maggioranza dei tifosi dell'Inter chiedeva.
Ma ora è un dato di fatto che il ventottenne forte difensore slovacco se ne andrà. Subito, se il Psg portasse all'Inter una ventina di milioni di euro, ma le ultime indiscrezioni dicono il contrario, e quindi probabilmente a giugno, a parametro zero. Nel caso, Skriniar incasserebbe un super bonus alla firma e l'Inter rimarrebbe a guardare, leccandosi le ferite per aver gestito male una situazione che doveva essere chiara fin dal primo minuto della trattativa con il potente club francese. Purtroppo l'errore, che è sempre dietro l'angolo, senza disponibilità economica è ancora più semplice da compiere.
Per quanto mi riguarda, dunque, non c'è da mettere sotto accusa Marotta, Ausilio e Baccin. A loro solo applausi per essere riusciti in queste ultime stagioni ad allestire formazioni comunque competitive che hanno portato a casa uno scudetto, una Coppa Italia e due Supercoppe. Ma a lungo andare il gioco si fa sempre più duro e senza prospettive rosee da parte della proprietà non più in grado di investire, l'Inter perde appeal e altri lidi diventano appetibili per i big della squadra.
Suning è stata fondamentale per la rinascita dell'Inter, per aver permesso di tornare ad assaporare il gusto della vittoria che mancava dal 2011. Ma la chiusura dei rubinetti, alimentata dalla pandemia, rischia di produrre un pericoloso cortocircuito. L'augurio è che presto sia fatta chiarezza sul da farsi. Sia che prenda corpo l'ipotesi di vendita del club, sia che la famiglia Zhang decida di rimanere in sella.
Intanto il campo dice che l'Inter deve tornare a vincere in campionato per non fallire un posto fra le prime quattro. Simone Inzaghi, bravo quando vince come a Riyadh, da esonerare quando perde con l'Empoli, deve mantenere la freddezza necessaria per condurre la squadra sfruttandone al massimo le potenzialità che non sono poche. Auspichiamo che Lukaku torni al più presto a giocare dal primo minuto, dimostrando che il panzer ammirato nella stagione dello scudetto targato Antonio Conte, non sia stato solo uno splendido abbaglio. C'è ancora tempo per sorridere. In Italia e nell'Europa che conta. Ma basta scivoloni senza logica. A partire da questo tardo pomeriggio a Cremona.
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