La più grande novità del Mondiale, almeno per le partite disputate sinora, non è la nascita di una nuova stella del mondo del calcio. Né tanto meno l’espressione di un gioco che rivoluzionerà il modo di pensare degli allenatori o questioni simile. Quello che mai avevamo visto era l’applicazione rigidissima di un mega recupero in tutti gli incontri della competizione. È evidente che tale linea guida sia stata decisa per rendere più emozionanti le gare e più in generale per lo spettacolo. Se da un lato non serve assolutamente a nulla concedere 7-8 minuti di extra-time in Spagna-Costa Rica quando il punteggio è di 6-0 (infatti poi Morata ha trovato il settimo gol utile solo a lui, ma non ai fini essenziali del match), dall’altro credo sia giusto e pure eticamente sportivo provare a premiare chi gioca sino all’ultimo secondo (soprattutto se i tuoi avversari perdono tempo apposta).

Attenzione però, perché questa potrebbe essere una vera e propria rivoluzione. Di fatto non si giocano più 90-95’, ma 100’-105’ (sommando quanto concesso al termine di primo e secondo tempo). E non è un dettaglio da poco. Anzi, è un qualcosa su cui gli allenatori stessi dovranno lavorare. Certo, non sappiamo ancora se alla ripresa della Serie A si seguirà quanto visto in Qatar, o il Mondiale rappresenterà l’eccezione, ma il buon senso mi porta a credere che la strada tracciata sia questa (al massimo potrebbe essere introdotto il tempo effettivo nel recupero). Staremo a vedere, insomma.

Già però mi porto avanti. Chi tifa o segue per lavoro l’Inter sa perfettamente che i nerazzurri hanno nel proprio DNA quello di relegare emozioni (positive, ma anche negative) sino all’ultimo istante di gioco. “Sarà una partita, infinita”, è la strofa di pazza Inter. Ecco, sarà esattamente così.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 25 novembre 2022 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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