"Il Consiglio di Amministrazione di Juventus Football Club S.p.A. (la “Società” o “Juventus”), riunitosi oggi sotto la Presidenza di Andrea Agnelli, acquisiti nuovi pareri legali e contabili degli esperti indipendenti incaricati ai fini della valutazione delle criticità evidenziate da Consob ai sensi dell’art. 154-ter TUF sui bilanci della Società al 30 giugno 2021, ha nuovamente esaminato le contestazioni della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, le carenze e criticità rilevate dalla Consob e i rilievi sollevati da Deloitte & Touche S.p.A., società di revisione di Juventus". È l’incipit del lungo comunicato con cui la Juventus, nella serata di lunedì, toccava argomenti spinosi come "le criticità relative alle c.d. 'manovre stipendi' realizzate negli esercizi 2019/2020 e 2020/2021", il conferimento "dell’incarico di Direttore Generale al dott. Maurizio Scanavinoe, soprattutto, le dimissioni in blocco del CdA bianconero con i saluti del Presidente Agnelli, del Vicepresidente Pavel Nedved e dell’Amministratore Delegato Maurizio Arrivabene, ai quali si aggiungono anche i membri Laurence Debroux, Massimo Della Ragione, Katryn Fink, Daniela Marilungo, Francesco Roncaglio, Giorgio Tacchia e Suzanne Keywood.

Un vero e proprio terremoto, arrivato all’improvviso e di getto su tutto l’universo juventino. E con tempistiche abbastanza strane e inaspettate, visto che poche ore prima lo stesso Agnelli accoglieva come un ospite a casa sua il numero uno della FIGC Gabriele Gravina nei salotti dell’Allianz Stadium, ma solo approfondire il tema delle seconde squadre. Un argomento su cui l’ormai ex numero uno della Vecchia Signora aveva tenuto a sottolineare l’unicità della strada intrapresa dalla Juve e l’importanza di replicare l’esperimento per le altre società. Ma in questo periodo, in casa bianconera, ci son ben altre priorità da affrontare, come l'inchiesta 'Prisma' partita nel maggio 2021 dalla Procura di Torino che indaga sui bilanci della società torinese: nel mirino ci sono gli esercizi relativi alle stagioni che vanno dal 2018 al 2021 e che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati falsati con plusvalenze artefatte e altre manovre irregolari.

La giustizia farà il suo corso, gli organi competenti porteranno avanti le loro analisi e poi si capiranno quali saranno le conseguenze (si parla anche di ammende e di punti di penalizzazione). Quello che per ora si sa per certo è che l’accusa verso la Juve è di "false comunicazioni delle società quotate" in borsa ed "emissioni di fatture per operazioni inesistenti", ma anche di "falso in bilancio" legato anche agli accordi tra club e calciatori sugli stipendi ai tempi del Covid. Senza dimenticare l’ormai celebre 'carta segreta' che riguarda Cristiano Ronaldo.

Le improvvise dimissioni in massa sono senz’altro legate ai reati contestati - falso delle comunicazioni sociali, false comunicazioni rivolte al mercato, ostacolo all’esercizio delle autorità di pubblica vigilanza, aggiotaggio e uso di fatture per operazioni inesistenti -, eppure ad alzare la voce nelle ultime ore è stata LaLiga spagnola, chiedendo attraverso un comunicato ufficiale di proteggere il calcio con "l’immediata applicazione delle sanzioni sportive al club". In Italia, invece, i titoli delle prime pagine dei quotidiani sportivi nazionali del day after parlavano di "Rivoluzione Juve" (La Gazzetta dello Sport) e di "Nuova era Juve" (Tuttosport). Insomma, sotto sotto va (quasi) bene così.

Come sarebbe stato trattato l’argomento dai media se al posto della Juventus fosse stata coinvolta l’Inter (sempre comunque accostata dai giornali a ‘crisi’ facili e gratuite, in campo e fuori) o una qualsiasi altra squadra? Cari colleghi, le ‘rivoluzioni’ sono altre, lo insegna la storia. La Juve sarà anche in una nuova era, ma quella del giornalismo resta sempre la solita. E ormai puzza di vecchio.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 30 novembre 2022 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
vedi letture
Print