Il calcio è materia fluida. Fluidissima. E si fa sempre troppo presto a cancellare ciò che è stato. Nel male, per fortuna, ma purtroppo spesso anche nel bene. E così non sembra causare eccessivi malumori la notizia di una possibile partenza di Marcelo Brozovic, cervello e motore dell'Inter di Inzaghi. Ma non solo.

Il croato è stato di recente eletto uomo del match nella finale di Nations League tra Croazia e Spagna, finita ai rigori con la vittoria per gli iberici. Brozo ha comandato la mediana balcanica, in mezzo a gente come Modric, Kovacic e Rodri, il maledettissimo Rodri. Ma ormai gli standard di Epic si conoscono benissimo: altissimi. Parliamoci chiaro: Brozovic è il centrocampista migliore della Serie A per continuità ormai da almeno 4-5 anni. Nessuno in Italia come lui. Ed è arrivata ormai da tempo pure la consacrazione internazionale, prima con la Nazionale croata e poi con la maglia nerazzurra.

Parliamo, insomma, di un top assoluto. Uno che può serenamente sedersi al tavolo dei migliori. Leader a suo modo, trascinatore per le corse sterminate, sa infondere calma e saggezza quando congela il pallone e disegna linee di manovra semplici solo all'apparenza. Calhanoglu nella stagione appena conclusa l'ha sostituito alla grandissima, con caratteristiche differenti. L'infortunio (doppio) che gli ha fatto saltare una parte corposa dell'annata nerazzurra aveva già innescato qualche dubbio circa la sua centralità, poi puntualmente riottenuta una volta tornato in condizione.

Nessuno è indispensabile, sia chiaro. L'esempio di Skriniar è lì ancora fresco. Ma guai a cancellare con semplicità il peso specifico di Marcelo Brozovic. Rinunciarvi potrebbe essere un clamoroso autogol, al di là delle esigenze di bilancio. Non c'è Frattesi che tenga: Brozovic è Brozovic. Va tenuto presente. Bisogna essere preparati.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 20 giugno 2023 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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