E ora insieme coroniamo il sogno. Ma quale sogno? Non era già la finale stessa il sogno? A rigor di logica diremmo, in coro, di sì. Si facciano avanti i coraggiosi controcorrente. Lukaku e qualche lungimirante quanto probabilmente incosciente scommettitore a parte, trovare un solo interista che ci avrebbe scommesso è non impossibile, ma sicuramente difficile. Eppure tant'è e contro ogni pronostico la squadra di Simone Inzaghi, la stessa dei 12 ko in campionato e che a tratti ha fatto mugugnare attirandosi ira e critiche di molti a momenti alterni della stagione, è oggi ad un passo dal sollevare la Champions League. Certo, un passo non esattamente semplice da travalicare, chiamato Manchester City. Il campione d'Inghilterra, neo vincitore dell'FA Cup, la squadra di Pep Guardiola ed Erling Haaland (e non solo). Un'armata di marziani che gode del favoritismo dei numeri, dei sondaggi, delle quote e probabilmente anche degli astri. Di sicuro non di quello delle uova e dell'intelligenza artificiale che avrebbero decretato l'FC Internazionale come vincitore della 68esima Coppa dei campioni. Elementi fondanti della teoria del polpo Paul 2.0 alla quale si aggrappano, in cuor proprio, i milioni di tifosi del Biscione che, per quanto arduo, vogliono credere nel miracolo sulla falsariga di presidente Zhang. Sogno che proprio il numero uno della Beneamata ha ammesso di aver nutrito per tanto tempo, pensandolo però restasse tale. E invece 'il dono' di Steven: il più massacrato degli ultimi mesi, l'uomo delle Coppe che oggi è "l'uomo della finale di Champions" come lo ha definito Steven nella lunga intervista di ieri rilasciata alla Gazzetta dello Sport, dove ha ammesso di aver "pensato tantissime volte come sarebbe stato vincere una Champions. Ma anche solo sognare di vincerla sembrava impossibile...”.
“Ora che siamo in finale però tutti noi nel club abbiamo un’incredibile voglia di provarci”. Come dargli torto?!? Pensare di vincerla sembrava e sembra tutt’oggi utopia, ancora più che sogno, ma una volta lì tentarci diventa un obbligo. Il favoritismo della squadra di Guardiola è un innegabile dato di fatto che nulla ha a che vedere con scaramanzia e frasi di circostanza: se l’Inter è vero che il pass per Istanbul se l’è guadagnato con sudore e unghie in un percorso di tutto rispetto, quello staccato dal City è quasi un pass di diritto. I più forti della competizione e probabilmente del mondo, insieme a Bayern e Real, entrambe eliminate non a caso proprio dai citizens. Il che vuol dire una sola cosa che non è neppure necessario ribadire. Sicché: come si battono i più forti?
Probabilmente non si fa. E buona parte degli interisti lo sa. Con una più che alta probabilità stasera all’Atatürk Olympic Stadium a vincere e sollevare la Coppa saranno i più forti, con buona pace della cabala. Ma questo è ciò che è d’obbligo sappiano gli interisti, ma solo quello che la finale la guarderanno. Al contrario, quelli che quel prato stasera lo calcheranno avranno da ascoltare e leggere due sole cose: gli infiniti consigli piovuti nelle scorse ore dai predecessori nell’albo d’oro, da Pandev a Milito, passando per Julione e Matrix, tutti d’accordo nel dire che in una finale nulla è scontato; e quel “noi ci crediamo” di Steven Zhang, in perfetta linea con chi dice che unione e voglia di giocarsi l’all-in dei nerazzurri non sia da sottovalutare.
Intanto: “Look up at the stars” che tra le righe significa anche “non chinate il capo”: guai a pensarlo, tra gli inzaghiani, di abbassare la testa. Il tempo per “abbassare la testa e pedalare” è terminato lasciando spazio ai petti in fuori. Ora è tempo di scendere in campo, abbandonare le paure, scordarsi timori e avversario di fronte e correre. Correre, difendere, pressare quando è il momento, soffrire ed esprimere nella maniera più audace possibile i connotati di questa piccola grande squadra tentando possibile e anche impossibile. E allora mai claim fu più giusto: look up at the stars perché tra quelle, oggi, ci siamo pure noi. E se a vincere saranno i marziani, saremo comunque i secondi migliori d’Europa, un argento solo metaforico che vale nulla, o dipende dai casi come questo, vale tantissimo.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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