"Se devo dire la verità, l’impressione che ho ricavato domenica è di una squadra meno forte di quella che abbiamo sfidato all’andata a Torino. Mi è sembrata meno forte anche di quella dell’anno scorso e di due stagioni fa. Ho avuto la sensazione che loro provassero meno sicurezza. Del resto in questo campionato hanno perso molte partite". Se un avversario, nello specifico lo juventino Adrien Rabiot, si permette di parlare così dell'Inter due giorni dopo averla affrontata e battuta, c'è abbastanza materiale per aprire una riflessione sul secondo dei quattro derby d'Italia stagionali andando oltre il grave torto arbitrale ai danni dei nerazzurri che pure ha indirizzato una partita che, sostanzialmente, sembrava destinata a un noioso 0-0.

L'ennesimo cortocircuito arbitro-VAR, col solito feticcio del protocollo messo lì a uso e consumo per giustificare questa o quella decisione presa tra campo e Lissone, non può nascondere quello che è successo prima e dopo il gol, assolutamente da annullare, di Filip Kostic al 23'. Sarebbe stato opportuno da parte di Simone Inzaghi, per esempio, spiegare le scelte iniziali, quelle a gara in corso, i motivi dell'ostinazione di un modulo fisso, della sterilità in attacco ecc ecc. Invece, per la seconda volta in stagione dopo l'abbaglio di Juan Luca Sacchi a Monza, il tecnico nerazzurro, a onor del vero mai andando sopra le righe, si è voluto attaccare all'errore grossolano della coppia Chiffi-Mazzoleni, a cui è sfuggito live e nelle numerose riproposizioni video almeno un tocco di braccio nell'azione viziata che ha portato al vantaggio bianconero. "E' successa un'altra cosa gravissima, un gol inaccettabile. Mi dicono che dal VAR non c'erano altre immagini, questa è una mancanza di rispetto, vogliamo rispetto", ha commentato Inzaghi a caldo dopo la partita in TV. Prima di rimarcare il concetto in conferenza stampa, ribadendo di avere pochissima voglia di parlare di calcio per concentrare la sua attenzione su 20 secondi di partita. "Sono venuto a commentare la partita per rispetto nei vostri confronti – le parole dell'ex Lazio rivolte ai giornalisti seduti in sala -. Ma sinceramente mi viene difficile parlare di calcio, moduli, cambi, trequartista e 3-5-2. Così è stato addirittura anche con la squadra. Abbiamo parlato, cercando di porre qualche rimedio nonostante un gol preso inaccettabile". 

Chi vince festeggia e parla bene degli arbitri, chi perde spiega e se ne lamenta. Massimiliano Allegri, in momenti diversi della stagione, ha fatto entrambe le cose, ovviamente domenica era più propenso a parlare di campo che di fischi ma è bastato poco perché vuotasse le tasche piene delle lamentele evergreen di Juventus-Salernitana. Ci stupiamo di chi ancora si stupisce di questo modus operandi. Anche di chi, come Adrien Rabiot, il giocatore più vivisezionato delle moviole domenicali, inquadra questo fenomeno come unicamente italico: "Qui da voi ho capito che è sempre così, quando c’è qualcosa che può far discutere, se ne parla tanto e per tanto tempo".

Peccato che il francesissimo Adrien, meno di un anno fa, se ne usciva così dopo una sconfitta proprio con l'Inter, condita dai soliti veleni: “Peccato il risultato, ma è difficile giocare a 11 contro 12". O forse intendeva dire che l'Inter l'anno scorso era semplicemente più forte della Juve? Scherzi a parte, l'alibi dei perdenti, per dirla alla Buffon, lo usano tutti prima o dopo. Comportamento comprensibile, quando si ha ragione, ma che non porta a capire i problemi e a risolverli. Non sarebbe meglio chiedersi perché, dopo aver vinto due finali (Supercoppa e Coppa Italia) nella scorsa stagione, l'Inter in 180' abbondanti non sia stata in grado di segnare mezzo gol alla Juve? Sembra passata una vita da quel 2-0 del gennaio 2021, in cui la Vecchia Signora recitò a San Siro il ruolo di sparring partner dell'armata di Conte abdicando ufficialmente al trono di regina d'Italia. Qui tocca dare ragione a Rabiot, che in questo caso ha usato il braccio per spingere a terra l'Inter, obbligata a rialzarsi in uno dei due appuntamenti clou (l'altro è il quarto di finale di Champions) da qui a giugno: il doppio confronto di Coppa con la Juve. L'impressione forte è che sarà in quell'occasione che si stabilirà il vero valore dell'Inter e della sua stagione. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 23 marzo 2023 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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