Potremmo dire così: il calcio è bello perché vario. E non è la prima volta che l'opinione di Arrigo Sacchi fa storcere il naso ai tifosi dell'Inter. Non pensiamo c'entri il passato rossonero dell'ex c.t. azzurro, piuttosto la sostanza dei suoi attacchi non solo per il calcio giocato, come ad esempio accadde per quanto riguarda il Triplete 2010 ("L'ultima volta che abbiamo vinto una Coppa dei Campioni è stato con l'Inter, dove non c'era nemmeno un italiano: questa è assolutamente, a parer mio, una vergogna”, disse) o per quanto riguarda i continui riferimenti ai debiti.

Restando al campo, ci sentiamo di dissentire in modo energico con quanto affermato e ribadito a più riprese da Sacchi. Secondo l'ex allenatore di Fusignano, l'Inter "gioca un calcio all'italiana, anni '60, fatto di sole ripartenze, senza pressing e senza dominio del gioco". Senza andare troppo sui numeri e sulle statistiche, che possono essere fuorvianti se non saputi leggere a dovere, fermiamoci ad analizzare quello che abbiamo visto per questi nove mesi dell'Inter di Simone Inzaghi.

Quella costruita dal tecnico piacentino è una formazione che ha nel possesso palla la sua caratteristica più spiccata. I campioni d'Italia iniziano la manovra addirittura con Handanovic, hanno tre registi 'bassi' come De Vrij, Brozovic e Calhanoglu e a loro si aggiunge spesso Dzeko come regista d'attacco. In fase di possesso si sganciano i 'braccetti', a volte anche contemporaneamente, andando a creare triangoli di gioco con l'esterno di riferimento e la mezzala, per poi proseguire con uno dei due attaccanti a turno. I centrocampisti accompagnano e riempiono l'area assieme alle punte e a volte a uno o addirittura entrambi i quinti. Non è inusuale osservare in specifiche fasi di gioco cinque o sei giocatori dell'Inter sopra la linea del pallone. E i ruoli predefiniti sono un dogma lontano: può capitare di trovare Skriniar a fare la punta, Calhanoglu il centrale difensivo e Bastoni la mezzala, con Lautaro a centrocampo in appoggio a Dzeko. Tutto studiato nel dettaglio da un fanatico della tattica qual è Inzaghi. In fase di non possesso, invece, i nerazzurri alternano pressing asfissiante e momenti di attesa paziente, ma mai passiva. L'intento è sempre quello di riproporsi rapidamente nella metà campo avversaria non appena recuperata palla. Raramente, infatti, l'Inter ha subito in modo continuativo gli attacchi degli avversari rintanata nella propria metà campo. Nemmeno contro Liverpool e Real Madrid. E, infatti, per dimostrare quanto finora scritto, si potrebbero portare in visione a Sacchi proprio le immagini dei quattro match che i campioni d'Italia hanno disputato contro spagnoli e inglesi, compagini attualmente in semifinale di Champions League e con buone chance di ritrovarsi nella finalissima di Parigi.

Insomma, a prescindere di come finirà la stagione, con l'Inter ancora in piena corsa per scudetto e Coppa Italia, si può già dire che Inzaghi ha conferito un'identità chiara alla sua squadra. Fisionomia tutt'altro che preistorica, anzi parecchio internazionale. Sono poche le formazioni in grado di interpretare il calcio in maniera così moderna come questa Inter. E se a Sacchi non piace, pazienza. I tifosi sperano che l'Inter torni a vincere anche in Europa per poi sorbirsi le nuove critiche dell'ex commissario tecnico. Se ne farebbero di certo una ragione.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 03 maggio 2022 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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