Una vittoria che vale più di tre punti. Per l'Inter, aver battuto il Napoli signifca veramente poter iniziare un nuovo campionato, degno della forza che la squadra ha mostrato contro la capolista. La distanza dal vertice rimane importante, quelle maledette cinque sconfitte, ben quattro maturate nelle prime otto giornate del torneo, pesano come un macigno. Le statistiche parlano chiaro, di solito chi vince lo scudetto non perde più di tre o quattro partite in un campionato.
Rassegnarsi dunque e pensare solo a un posto tra le prime quattro? No, questa Inter deve pensare che tutto possa ancora accadere. Non è un torneo come gli altri, questo. Il Mondiale lo ha spezzato in due, apertura e clausura, come succedeva in Argentina. Quanto è successo nella prima parte di stagione, può essere ribaltato in questa seconda fase. L'Inter che ha battuto il Napoli, non piaciuta solo all'ormai noioso Arrigo Sacchi, ha mostrato di poter sfruttare una potente arma in più.
Romelu Lukaku non è stato il migliore del match di mercoledì scorso. Lo scettro di quella gara se lo giocano Dzeko, match winner, Barella, Acerbi e Skriniar. Ma Big Rom, comunque in crescita esponenziale, ha dimostrato per l'ennesima volta come la sua presenza permetta alla squadra di sintetizzare la manovra. Meno possesso palla e più verticalizzazioni che, grazie al lavoro del belga, portano lo stesso Lukaku o il compagno che si inserisce, a presentarsi da solo di fronte al portiere avversario. Contro il Napoli questo è avvenuto almeno tre volte nei primi dieci minuti di gioco.
Lukaku vuole riprendersi l'Inter dopo il lungo e grave infortunio che lo ha tenuto fuori dai giochi per troppo tempo. Ce la sta mettendo tutta e i tifosi lo hanno capito. La Curva Nord, che aveva accolto il suo ritorno in nerazzurro senza particolare enfasi, mercoledì ha scandito più volte il suo nome nel secondo tempo dopo che il belga, sgomitando con l'avversario, aveva conquistato un calcio d'angolo. Lukaku ha immediatamente risposto alzando il braccio destro in segno di ringraziamento. Lui voleva questo, voleva che il rapporto con la parte più calda del tifo nerazzurro tornasse come due anni fa quando, con lo scudetto sul petto, era stato inconorato re di Milano.
Lukaku non ha la classe di Dzeko e dello stesso Lautaro Martinez, per rendere deve essere al meglio della condizione fisica. E quando questa lo sorregge, è unico per come sappia creare pericoli alle difese avversarie con i suoi movimenti mai scontati. È un leader tecnico indispensabile se l'Inter vorrà ambire alla grande rimonta.
Questa sera l'Inter torna in campo in quel di Monza dove la attende una squadra con dna rossonero e quindi ancora più vogliosa della grande impresa. Sarà fondamentale, per i nerazzurri di Simone Inzaghi, mantenere la feroce concentrazione espressa contro il Napoli e non pensare che ora i risultati arrivino per grazia ricevuta. Rispetto alla gara con i partenopei il mister potrà e dovrà apportare qualche cambiamento senza perdere in competitività. Lo consente una rosa profonda e composta da giocatori che stanno ritrovando lo smalto di un tempo, come ha confermato ad esempio un certo Robin Gosens nel momento del suo ingresso in campo nel momento caldo della sfida di mercoledì.
Contro il Monza appare favorita in attacco la coppia Lukaku-Lautaro Martinez con l'immenso Dzeko, smaltiti i crampi nel finale della gara contro il Napoli, in panchina pronto a dare il suo contributo. Sarà interessante rivedere all'opera la LuLa con l'argentino fortemente intenzionato a dimostrare che non sia diventato Campione del Mondo per caso.
Chiudiamo questo editoriale con un altro omaggio ad un grande del calcio che non c'è più. Dopo Sinisa Mihajlovic e Pelé, ci ha lasciati anche Gianluca Vialli. La triste notizia era nell'aria, ieri è arrivata la drammatica ufficialità. Ha vinto ancora una volta il male bastardo dopo cinque lunghi anni. Vialli stava aspettando il momento con grande forza e immenso pudore. È stato di esempio per tanta gente comune alle prese con lo stesso problema. Lo ricordiamo quando alza le braccia esultante per la vittoria della Nazionale a Wembley nella finale dell'europeo contro l'Inghilterra e per quell'abbraccio in lacrime con il suo amico-fratello Roberto Mancini. Storie di calcio, storie di vita. Ciao Gianluca, vola alto.
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