"Quest’anno non abbiamo mai pensato, nemmeno per un secondo, di sostituire Inzaghi. È riuscito a rafforzare la sua posizione grazie anche alle prestazioni della squadra che sono frutto della sua guida tecnica. La sua conferma, espressa in percentuale, è pari al 100%. È e sarà il nostro allenatore anche il prossimo anno". Parole e musica di Beppe Marotta, che dunque chiude definitivamente il discorso per quanto riguarda il futuro della panchina nerazzurra.

Simone Inzaghi sarà l'allenatore dell'Inter anche nella prossima stagione. Una conferma totalmente meritata al di là dei risultati. Parliamoci chiaro: il campionato è stato ampiamente deludente a prescindere da quale sarà la posizione finale: nemmeno il secondo posto servirebbe a lenire la ferita di non aver saputo contendere lo scudetto al Napoli. Remi in barca troppo presto, come d'altronde tutte le altre big. Ma niente 'mal comune mezzo gaudio': l'Inter deve recitare il mea culpa per come è andata. Quello che però era chiaro a tutti - o almeno sarebbe dovuto esserlo - è che nel periodo di maggior buio, le colpe non erano solo di Inzaghi. Anzi. A parte rare eccezioni, la squadra ha sempre giocato con identità chiara, anche nelle sconfitte più cocenti. Il lavoro è sempre stato ben visibile, ma purtroppo troppo spesso sono venuti a mancare i singoli.

Inzaghi ha dovuto far fronte, in questo biennio, non solo a problemi di campo, ma anche a situazioni contingenti che certamente non lo hanno agevolato. Bisogna ricordarsi con chiarezza le premesse di quando era stato chiamato a guidare l'Inter. E se da altre parti si sottolineano sempre gli alibi, qui in pochi hanno provato ad alzare il dito in difesa del tecnico piacentino. Una stagione nata in maniera sbagliata, con il ko enorme di Lukaku, quello successivo di Brozovic e diversi guai assortiti. Per altri la critica è sempre stata magnanima, mentre a Simone non si è mai perdonato nulla.

Poi, per fortuna, c'è il campo. E quello rivela sempre. Almeno per chi vuole davvero vedere.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 23 maggio 2023 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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