Dopo l’inopinata sconfitta nel Derby e lo 0-2 contro il Bayern Monaco nell’esordio in Champions League, impazza sui social #InzaghiOut. In poche parole molti interisti (non credo la maggioranza) vorrebbero cacciare Simone convinti che cambiando guida tecnica tutto possa sistemarsi. Per me licenziare oggi l’allenatore sarebbe un errore madornale. Attenzione, mi sembra piuttosto palese che il mister piacentino abbia sbagliato più volte all’inizio della stagione, ma sicuramente non è il solo. Si vince e si perde tutti insieme. E decidere quindi per un esonero (tra l’altro poco plausibile dato che da poco ha rinnovato il contratto a cifre importanti) significherebbe creare un alibi per tutte le altre componenti del club: proprietà, dirigenza e calciatori.

Ad oggi quello che imputo a Inzaghi è una fase difensiva a tratti inaccettabile, l’aver effettuato troppo tardivamente i cambi durante alcune partite e un gioco francamente non più all’altezza della scorsa stagione. Alcune decisioni poi non mi sono mi sono piaciute, tipo l’aver schierato Gagliardini per schermare Milinkovic-Savic (semplicemente perché se sei più forte e hai tu la palla, è il serbo che deve correre dietro a un tuo centrocampista, non il contrario) e un quadruplo avvicendamento conservativo perché dai per persa ormai la gara contro i campioni tedeschi. Questione di mentalità e di messaggio che trasferisci a tutti.

Che sia chiaro – e qui faccio un discorso generale – non esiste sulla faccia della terra che si possa essere soddisfatti per uno 0-2, tutto sommato dignitoso, anche se affronti una rivale molto più forte di te. Ci sono sconfitte e sconfitte. Contro il Real e il Liverpool, per citare due esempi piuttosto freschi, te la sei giocata alla pari, meritando gli applausi di tutti, a prescindere dal risultato finale. Col Bayern invece sei stato solo un semplice sparring partner.

Ci sarebbe poi la questione fisica, con i calciatori nerazzurri che sembrano in ritardo di condizione. Qui però la tirata d’orecchie andrebbe allo staff del mister, con un giudizio che però deve mantenere il punto di domanda perché non ho le competenze tecniche (né una laurea in merito) per potermi esprimere al meglio. Non si deve poi dimenticare la testa, che è tutto, nel calcio e nella vita. E in queste settimane Inzaghi dovrà trasformarsi in fine psicologo perché la situazione è davvero delicata. Alla fine però in campo ci vanno i giocatori. Quegli stessi atleti che l’anno scorso hanno conquistato due trofei (guidati dall’attuale allenatore) e che oggi sembrano spesso smarriti e impauriti. Tanti sono stati pure campioni d’Italia con Conte e forse si sono un po’ imborghesiti. Sulla carta la rosa nerazzurra resta fortissima per carità, ma se poi sul verde le prestazioni non risultano all’altezza è evidente che qualcosa non vada. E allora si potrebbe incolpare Ausilio di non aver piazzato un colpo low cost da top ds (tipo quello di Maignan tanto per dire) o la proprietà di non aver investito maggiormente nel mercato.

Da un unico colpevole, allo scaricabile insomma. Siccome però solo uniti si superano i problemi, anziché cercare un solo responsabile e additarlo come capro espiatorio, credo sia sicuramente giusto criticare costruttivamente un inizio d’annata negativo, ma pure sottolineare come nulla sia perduto. Oggi non è tempo di processi, ma di soluzioni da trovare. E di dimostrare tutti, dal primo all’ultimo, il valore nel proprio lavoro.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 09 settembre 2022 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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