Si va a casa di chi non ti sta simpatico. E la stessa cosa la pensa chi ti ospita. Per carità, non si fraintenda, mi riferisco alla sacrosanta antipatia calcistica, sale delle rivalità, punto. Chi pensa che Juve-Inter sia il pretesto per menare le mani, vada a farsi vedere da uno bravo. Specie di questi tempi. Domani sera l'Inter saprà se potrà lottare sino all'ultimo per confermarsi Campione d'Italia. O se, invece, dovrà sudare per un piazzamento tra le prime quattro. È inutile girarci intorno, il passato, anche se troppo recente, è passato e quel derby buttato al vento in venti minuti di follia collettiva ha cancellato certezze e leggerezze mentali che avevano portato la squadra di Simone Inzaghi a vincere e convincere. Questa è un'altra Inter, la miseria di sette punti nelle ultime sette partite, una sola vittoria in casa contro la Salernitana, ultima in classifica. In mezzo il lampo di Anfield, ma ai quarti di Champions è andato il Liverpool e non è stata cosa da poco a livello psicologico, perché l'ambiente, sotto sotto, credeva nell'impresa dopo la bella, ma sfortunata prova di San Siro. Ma se non si era fenomeni prima, non è detto che sia diventati scarsi adesso. All'Allianz Stadium, l'occasione per giocare una grande partita e, magari, vincerla.

L'Inter ha incontrato i bianconeri due volte al Meazza in questa stagione. In campionato solo un discutibile rigore a fil di sirena ha permesso alla formazione di Allegri di non uscire sconfitta. Nella finale di Supercoppa, il trofeo lo hanno alzato i nerazzurri, grazie alla puntura di Alexis Sanchez ai supplementari, un secondo prima dei possibili calci di rigore. È indiscutibilmente vero che l'arrivo a Torino di Dusan Vlahovic abbia rinforzato molto la rivale storica, il gioco dei bianconeri non è mai decollato, ma in campionato la striscia positiva ha permesso alla Juventus di recuperare ben undici punti all'Inter che non sa più vincere. C'è dunque il pericolo di un clamoroso sorpasso, anche se virtuale visto che i nerazzurri dovranno ancora giocare la partita con il Bologna, nel caso non venga accolto il ricorso presentato.

È ora di rialzare dunque la testa, anzi di liberarla la testa dai cattivi pensieri e tornare a giocare come la squadra abbia dimostrato di sapere fare per una buona fetta di stagione. Due buoni motivi per cercare di essere ottimisti. Il rientro di Marcelo Brozovic che, quando gioca come sa, tutta la squadra gira a perfezione. Il croato, fresco di rinnovo, ha dimostrato di essere veramente l'unico insostituibile in uno scacchiere che non può fare a meno di questo grande giocatore che cuce, corre e fa correre i compagni. Brozo, anche se non sarà al 100% della condizione, aumenterà in maniera esponenziale la personalità del centrocampo interista, che sarà chiamato a proporre e a interdire con la stessa intensità.

L'altro asso nella manica della Beneamata, domani a Torino, sarà Simone Inzaghi. Sì proprio lui, finito nel mirino di chi si diverte a chiedere l'esonero degli allenatori dell'Inter a prescindere. Inzaghi è un po' la bestia nera della Juventus. L'ha battuta più volte quando era alla guida della Lazio, l'ha battuta vestito di nerazzurro in una finale che consegnava un trofeo. Non può essere una semplice coincidenza. Detto questo, sarà fondamentale sfruttare le occasioni che la squadra avrà a disposizione, se sarà brava a crearsele. La porta non deve diventare più piccola per paura di sbagliare e l'Inter ha punte e anche centrocampisti che potrebbero segnare senza se e senza ma. Ma è doveroso liberarsi da ansie e timori, il prato dell'Allianz ha le stesse misure degli altri e guai a scendere in campo pensando che l'arbitro ti possa danneggiare. È successo, succederà, ma non deve diventare l'alibi di chi ha veramente voglia di vincere. Perché lo Scudetto sul petto lo porta l'Inter, e dovrà vederlo uno stadio che tornerà al 100% della capienza.

Purtroppo, per motivi assolutamente comprensibili, la squadra non avrà l'incitamento della parte più calda del tifo nerazzurro che comunque saluterà nel pomeriggio il pullman in partenza dalla Pinetina. Poi, che loro siano forti e credano in una clamorosa rimonta tricolore, è pura verità. Per questo si chiama Juventus-Inter. Per questo si chiama derby d'Italia.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 02 aprile 2022 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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