“Dove sei Bare? Bare, dove sei?”. Il virale tormentone social lanciato da Marcelo Brozovic per stuzzicare simpaticamente l’amico e compagno di squadra Nicolò Barella torna ora d’attualità se si vuole sintetizzare il difficile momento attraversato dal centrocampista sardo. A porsi la domanda questa volta non è il metronomo di Zagabria, ma Simone Inzaghi. E con lui gli opinionisti, gli addetti ai lavori e i tifosi. Che fine ha fatto il vero Barella? Spremuto (forse più del dovuto, tenendo conto anche di tante - inutili - amichevoli) dagli ultimi intensi anni di partite ad alto livello tra Nazionale e Inter che l’hanno portato a riporre nella bacheca personale un prestigioso Europeo e uno Scudetto da protagonista, nelle ultime uscite tra azzurro e nerazzurro l’ex Cagliari è parso meno brillante e incisivo del solito. Quando la stanchezza fisica e mentale si fa sentire, il calo è fisiologico. Il dato di fatto è che quando il motorino di Nic inizia a ingranare e ad aumentare i giri la squadra per cui lotta è la prima a beneficiarne. Viceversa, cominciano i problemi e le sofferenze.
È successo all’Inter dal post derby in poi, è successo all’Italia nel bruciante ko del Barbera di Palermo contro la Macedonia del Nord, dove Barella ha rappresentato una delle tante note stonate di uno dei capitoli più tristi della lunga storia della Nazionale. In entrambi i casi il discorso è più ampio: le prestazioni deludenti non riguardano solo il classe ’97, ma tutto (o comunque gran parte) del gruppo e dello staff tecnico. Si può però tranquillamente affermare che la figura di Nicolò ne è l’emblema. L’unica performance da top player dell’ultimo periodo è arrivata nel singolare squillo di marzo offerto dall’Inter, il rotondo 5-0 rifilato alla Salernitana che per qualche giorno (prima del pari di Torino contro i granata) aveva dato l’illusione del superamento della ‘crisi’ e di altri problemi: il ritorno al gol della squadra dopo i colpi a vuoto con Sassuolo, Genoa e nel derby di Coppa Italia, Lautaro Martinez che rompe il lungo digiuno con una tripletta e un Barella in grande spolvero, autore di due assist al bacio per il Toro e di una prestazione monstre che aveva lasciato qualche timido segnale di speranza anche nella testa dello stesso 23 interista. “Ci sono periodi in cui ti esce tutto e altri in cui non ti esce niente. Per me non era un periodo facile, ero dispiaciuto perché non riuscivo ad aiutare la squadra e questo mi pesava” aveva ammesso davanti alle telecamere di DAZN nell’immediato post di Inter-Salernitana, aggiungendo tra i vari concetti espressi che “Nell’ultimo periodo avevo una voglia di spaccare il mondo che mi faceva solo del male e non del bene”, anche se in quella partita è “riuscito ad essere incisivo” e quindi “era contento”. La sofferenza sportiva di Nicolò era stata sottolineata anche da Massimiliano Farris, vice di Inzaghi quella notte chiamato alle consuete analisi davanti ai microfoni per l’afonia che aveva colpito il tecnico piacentino: “Barella è un altro giocatore che tiene tantissimo a questa maglia e che ha avuto il peso di non riuscire a rendere come sa fare. Lui diceva 'Sto sbagliando tutto' e noi gli abbiamo detto di ripartire dalle cose semplici, senza sprecare energie inutili. Lui è un campione, ma anche ancora molto giovane. L'assist di oggi (dello scorso 4 marzo, ndr) è da mostrare ai centrocampisti".
Per continuare a inseguire ancora il sogno Scudetto, reso sempre più complicato dalle frenate dell’ultimo periodo e dalle risposte convincenti di Milan e Napoli, l’Inter ha bisogno di ritrovare il vero Barella. E ovviamente anche il suo compagno di squadra/reparto/camera/divertimento Brozovic, che continua a viaggiare verso il recupero dopo il problema al polpaccio accusato nella gara di Anfield contro il Liverpool che l’ha poi costretto a saltare gli ultimi due impegni di campionato con Torino e Fiorentina. Brozo serve anche per ritrovare il vero Barella, l’Inter ha bisogno di tutti e due per rilanciarsi e cercare di riacciuffare un tricolore che con questo distacco dalla vetta a 8 (9 per i nerazzurri) giornate dal traguardo avrebbe il dolce sapore della rivincita. “Quest'anno il campionato è più difficile, ci sono squadre più vicine ma siamo l'Inter e dobbiamo provarci fino all'ultima giornata” ha ribadito Bare lo scorso 21 marzo, mentre per il terzo anno di fila ritirava un premio dal 'Gran Galà del Calcio AIC' entrando nella Top 11 della Serie A come centrocampista. Un riconoscimento che conferma l'enorme valore e il grande potenziale, ora da rispolverare con la vecchia continuità. Per credere ancora nello Scudetto serve vincere di nuovo, a partire dalla partita di domenica sera contro la Juventus, un Derby d’Italia infuocato dalla classifica che si è accorciata e dalla recente polemica sull’assenza della Curva Nord all’Allianz Stadium. L’anno scorso, nella vittoria per 2-0 a San Siro contro i bianconeri, l’Inter di Antonio Conte si rese conto di poter davvero ambire al titolo: in quella notte Barella fu il migliore in campo, disegnando l'arcobaleno per l'incornata di Vidal e riuscendo a mettere in ghiaccio tre punti dal grosso peso specifico con la botta del raddoppio sotto la traversa. Un déjà-vu in quel di Torino sarebbe il modo ideale per scacciare via le critiche e i fantasmi dell’ultimo periodo e per non far porre più agli altri la domanda “Dove sei Bare? Bare, dove sei?”. Per quello ci sarà sempre l'onnipresente Epic Brozo.
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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