Un ciclone nerazzurro. Non si trovano altre parole per descrivere quello che si è abbattuto sul Benfica nel secondo tempo della partita giocata questa sera a San Siro per il secondo turno di Champions League. Una pressione enorme esercitata dalla squadra in campo, sospinta anche da un tifo che tra un po’ sembrava scendere in campo a spingere fisicamente i giocatori dato il livello dei decibel, tanto da creare una bolgia che ha fatto sì che l’Inter dominasse la partita. Sì perché se nel primo tempo la partita era stata viva, vibrante, accesa, l’Inter non era riuscita comunque a portarsi quasi mai con reale pericolosità dalle parti di Trubin, pur ripartendo spesso con 4-5 elementi insieme, mentre di contro ha rischiato due volte con Aursnes e Rafa Silva, salvata da Sommer. Nella ripresa invece la squadra è scesa in campo convinta di poter e dover fare sua la partita, e ha letteralmente annichilito il Benfica per almeno venti minuti, giocando a ritmi forsennati.

La traversa di Lautaro, il colpo di testa di Dumfries, il tiro di Mkhitaryan, le parate di Trubin su Lautaro, il gol annullato a Dimarco, sono solo alcune delle azioni che fanno da corollario al gol di Thuram, innescato ottimamente da Dumfries dopo una bella azione di Barella. Il Benfica nella ripresa non si è praticamente mai visto, a parte i tentativi finali in pieno recupero, dettati più dalla disperazione che altro. Un 1-0 che sta quindi anche stretto all’Inter, strettissimo, anche perché un risultato aperto diventa sempre pericoloso nel finale, e una beffa non la si sarebbe potuta proprio sopportare. Non in una partita così.

Una partita sicuramente divertente, bella, emotivamente forte, che ha prodotto quello che poi conta: i tre punti. La vittoria della Real Sociedad a Salisburgo non consentiva altro risultato, e così ora nerazzurri e spagnoli sono appaiati in testa a quattro punti.

Una partita che conferma anche un dato importante: quando vuole questa squadra può mettere sotto chiunque e sa essere devastante. Non tanto nei singoli, perché il cannoniere Lautaro stasera è rimasto a bocca asciutta tra parate e pali, ma a livello di squadra, di collettivo, di gioco. Il 4-0 alla Fiorentina, il 5-1 al Milan, il 4-0 alla Salernitana non sono frutto del caso ma la massima espressione di quel che può produrre questa macchina quando tutti i meccanismi girano alla perfezione. E nel secondo tempo davvero tutto l’apparato si è mosso con la perfezione di un orologio. Il risultato poteva e doveva essere più rotondo, ma la vittoria è arrivata. Primo posto (in coabitazione) in serie A, primo posto (in coabitazione) in Champions League. La stagione non possiamo dire sia iniziata male, ma quel che rimane negli occhi questa sera è davvero la sensazione di superiorità espressa in campo della squadra. In campo europeo. Contri i campioni di Portogallo in carica. E non è poco.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 04 ottobre 2023 alle 00:00
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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