L’Inter ha bisogno di sacrificare un pezzo pregiato della rosa sull’altare del bilancio. Quale sarà il doloroso (ma necessario) addio? Tra i tanti nomi sparati dalla festa scudetto in poi spiccano quelli di Achraf Hakimi e Lautaro Martinez, due top player con ampi margini di miglioramento che nei loro ruoli hanno pochi rivali (se non nessuno) della stessa età. L’esterno classe ’98 venuto alla luce a Madrid e il bomber nato nel 1997 a Bahia Blanca hanno anche altri punti in comune: il club di appartenenza, la valutazione importante disegnata dal mercato e - da qualche mese a questa parte - anche un agente come Alejandro Camaño, che nell’ultimo periodo ama particolarmente concedersi ai microfoni quando si tratta di fare il punto sulle spinose situazioni del marocchino e dell’argentino, diventati compagni e amici in quel di Appiano Gentile. 

Entrambi son felici a Milano e all’Inter, ma "tutti hanno un prezzo". Parola dello stesso procuratore, che in una delle tante interviste rilasciate ha smentito contatti con altri club mentre allo stesso tempo preferisce guardarsi attentamente intorno alla ricerca di soluzioni vantaggiose per i suoi assistiti. È il gioco delle parti, ognuno fa il suo mestiere. Ma appare evidente che dopo le parole al miele di Lautaro ben prima dall’addio di Antonio Conte ("Mi piace, ma se anche va via io sono un giocatore dell’Inter e continuerò a lavorare per l’Inter" affermava a Libero lo scorso 11 maggio) e l’intesa sul nuovo ingaggio raggiunta dai vecchi agenti Beto Yaqué e Rolando Zarate - apparentemente - solo da formalizzare anche per stessa ammissione del Toro, sembrano adesso lontane anni luce dopo le recenti parole di Camaño al quotidiano catalano Sport: dal rinnovo offerto, "ma per ora abbiamo detto che stiamo bene come siamo", fino all’occhiolino dedicato al solito Barcellona. Passando per i 90 milioni di euro di valutazione che secondo lui "sono esagerati". A tal proposito si ricorda a Camaño che è ancora in vigore una clausola rescissoria da 111 milioni di euro. Giusto per la cronaca.

Uscite pubbliche che di sicuro non hanno fatto piacere all’ambiente interista. A differenza di quelle fresche rilasciate a SO Foot dal presidente del Cagliari, Tommaso Giulini, su Nicolò Barella, dove il numero uno rossoblu confermava che il classe ’97 aveva deciso categoricamente di rifiutare la corte di un top club come l’Atletico Madrid anche se "fu addirittura chiamato dallo stesso Simeone". Con l'agente Alessandro Beltrami che saggiamente, a suo tempo, si riservò dallo scatenare l'ormai consueto 'cinema' inscenato un giorno sì e l'altro pure dai vari procuratori. Dopo essere stato forgiato in Sardegna, il centrocampista sardo ha sempre visto solo ed esclusivamente nerazzurro, fede che aveva sin da bambino e che è stata poi rafforzata ancor di più dalla passione per il modello Stankovic. E mentre c'è chi 'approfitta' del corteggiamento di altri top club trincerandosi dietro le parole degli agenti c’è anche chi, come Nic, preferisce fare silenzio, lavorare e sudare in allenamento, concentrarsi sull’Europeo in cui ieri sera ha fatto il suo esordio per poi discutere di un meritato rinnovo solo quando sarà il momento. Sognando la fascia. Perché i giocatori (e gli uomini) come Barellino non sono facili da trovare nel calcio d'oggi. Un motivo in più per tenerselo stretto a Milano e per lanciare un avviso alle pretendenti: Barella è uno dei gioielli in vetrina nel museo di Euro 2020, siete pregati di guardare ma non toccare.

VIDEO - HAKIMI, SUPERGOL E DEDICA A ERIKSEN

Sezione: Editoriale / Data: Sab 12 giugno 2021 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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